Che piaccia o no, Vincenzo De Luca è di un altro pianeta. Ha frequentato la scuola di Berlinguer. E ha imparato tanto. Forse tutto. Lo stile è opposto, certo. Ma come dice non di rado lo stesso governatore della Campania citando Eraclito “ognuno di noi ha i suoi demòni”. E il demone di De Luca è la “vis polemica”. In questo è insuperabile. Un maestro. È salito in cattedra anche a Taranto durante una convention elettorale del Pd, rubando la scena anche al segretario nazionale Enrico Letta e al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano (guarda il video in basso). L’applausometro ha decretato un successo strepitoso per il governatore campano. Il suo intervento ha toccato le cime della politica, nel senso etimologico del termine. De Luca ha incardinato il suo ragionamento attorno al tema cruciale delle elezioni del 25 settembre: il rischio che il sistema democratico sia picconato da destre “squadriste e populiste”. “La democrazia italiana – ha rimarcato il presidente della Regione Campania – è davvero al bivio. In questo momento si sta accumulando un sistema istituzionale frantumato, un sistema dei partiti balcanizzato, una crisi sociale drammatica”. Da qui la stilettata al “turista svedese” Giuseppe Conte. “Avevamo tutte le ragioni e tutti gli obblighi per mettere insieme una coalizione che fosse in grado di contrastare il centrodestra e offrire una possibilità di governo alternativo all’Italia. Non siamo riusciti a farlo perché ci sono state alcune componenti politiche (poi ha fatto il nome e il cognome di Giuseppe Conte e dei 5 Stelle, ndr) che rispetto all’obiettivo di salvare l’Italia hanno preferito scegliere di salvare se stessi”. A proposito del reddito di cittadinanza il timoniere della Campania ha rammentato che prima “c’era un’altra misura, il reddito di inclusione, c’era ed aveva una caratteristica diversa perché consentiva un ruolo diverso ai Comuni. A Napoli – ha precisato De Luca – sono 170mila i percettori del reddito di cittadinanza e dai controlli fatti è risultato che 5 milioni di euro sono stati regalati a chi non aveva nessun diritto”. Una stoccata che ha centrato in pieno il bersaglio De Luca l’ha riservata a Carlo Calenda, ideatore di Azione che corre “da solo” con Italia Viva di Matteo Renzi. “Dice anche cose giuste ma come e con chi si confronterà per attuarle con i suoi 15-16 parlamentari?”. E poi il colpo al cuore. “Sento Calenda, che apprezzo molto per il suo spirito sportivo. Credo sia europarlamentare eletto dal Pd, forse immagina di essere stato vincitore di concorso”. Non sono mancate le frecciate all’indirizzo di Giorgia Meloni. “Devo ammettere che il trucco e il parrucco sono riusciti bene. Il leader di Fratelli d’Italia sta adottando toni pacati e moderati, ma io non dimentico l’aggressione squadrista alla sede della Cgil e nemmeno la sfilata della Meloni tra le strade di Roma senza mascherina nel corteo che faceva l’occhiolino ai No Vax quando a Napoli abbiamo rischiato un’ecatombe se non avessimo adottato tutte le restrizioni necessarie per contenere la diffusione del Covid. Non voglio ideologizzare la campagna elettorale, non mi preoccupa la connotazione fascista del centrodestra ma la tendenza allo squadrismo, del resto con la Meloni ci sono esponenti di Ordine Nuovo”. Con la schiettezza che lo contraddistingue De Luca se l’è presa anche con il Pd condannando “le guerre tra correnti che assomigliano più a guerre tra tribù”. E rivolgendosi a Letta ha chiesto di voltare pagina con “un piano occupazionale per il Sud che preveda 300mila posti di lavoro per i giovani da impiegare nella Pubblica amministrazione”. Poi l’appello finale: “Abbiamo davanti due settimane che saranno pesanti, difficili, decisive per questa campagna elettorale. Dobbiamo trovare più convinzioni nelle nostre ragioni e dobbiamo fare uno sforzo per proporre argomenti agli indecisi, agli astenuti”. Come aveva promesso, Vincenzo De Luca è sceso in campo a piedi uniti nella campagna elettorale perché il Pd “a prescindere da come andrà il voto è l’unico partito in grado di proteggere il sistema democratico italiano”. Gli avversari sono avvisati. Anche quelli di Azione e Italia Viva che lo sostengono nel consiglio regionale della Campania. Intralciare la strada al Pd significa inimicarsi il governatore della Campania. E, direbbe il poeta, “chi è causa del suo mal pianga se stesso”.
Mario De Michele
IL VIDEO DELL’INTERVENTO DI VINCENZO DE LUCA A TARANTO