Via Diaz ad Orta di Atella

È il 20 dicembre 2024. Il comune di Orta di Atella conferisce un appalto diretto di quasi 52mila euro a una ditta per la demolizione di un palazzo in via Diaz e la messa in sicurezza di un immobile in via Chiesa. Gli interventi si erano resi necessari in seguito al crollo causato da una gigantesca voragine che il 21 novembre dello stesso anno squarciò il manto stradale (nella foto). Con ordinanza sindacale il sindaco Antonino Santillo dispose prontamente lo sgombero di diverse famiglie. Si attivò celermente anche l’assessore all’Urbanistica Tonino Russo. I lavori furono affidati senza gara alla Costruendo srl con una determina adottata dal responsabile del settore Politiche del Territorio Vito Buonomo. Base d’asta di quasi 53mila euro (link in basso). La ditta, prescelta tramite il Mercato elettronico della pubblica amministrazione (Mepa), presentò un’offerta di ribasso del 2% ritenuta “congrua” e “meritevole di accettazione”. Importo complessivo di 51.766 euro.

Vito Buonomo

Questa è la premessa. Tutto in regola? Per nulla. La Costruendo, con sede legale a Giugliano, è stata costituita con un capitale sociale striminzito di 4.500 euro appena tre mesi prima dell’affidamento diretto disposto dal comune. Non solo. È rimasta inattiva fino all’11 ottobre 2024, ovvero fino a due mesi prima del conferimento dell’appalto diretto. Gaia Cammisa è sia amministratrice unica che proprietaria del 100% delle quote. E al 31 dicembre 2024 contava di un solo addetto. Più che una società a responsabilità limitata sembra una ditta individuale (link della visura in basso). Ciò detto, una domanda nasce spontanea: come mai il funzionario Buonomo ha affidato un appalto diretto di quasi 52mila euro a una società attiva da appena due mesi? Da quale cilindro è uscita la Costruendo? Come conosceva una ditta inevitabilmente priva di pregresse esperienze lavorative? Come mai gli è balzata agli occhi proprio quella società?

Angelo Brancaccio

Facciamo un passo indietro. Vito Buonomo approda al comune di Orta di Atella nel maggio 2024 a titolo gratuito perché è in pensione. A Sant’Arpino è molto conosciuto perché è stato per anni responsabile dell’ufficio tecnico. Negli ambienti politici è notorio che il suo nome sia stato sponsorizzato da Angelo Brancaccio, leader del gruppo politico-consiliare Coraggio, oggi Orta Prospettiva Futura. L’ex sindaco, artefice assoluto del sacco edilizio della città e di tante altre cose, gioca a nascondino. Ma il suo impegno politico in prima persona è come il segreto di Pulcinella. Siede ai “tavoli” della coalizione di maggioranza e indica la strada da seguire. Pur esprimendo soltanto tre consiglieri (Nicola Russo, Anna Cirillo e Raffaella D’Ambrosio), il gruppo di Brancaccio ha incassato due poltrone in giunta, oltre alla delega di vicesindaco per Pasquale Pellino, e ha piazzato a capo dell’Acquedotti il presidente Francesco Petrella, avvocato di spessore, e nel Comitato tecnico Francesco Cirillo, padre della consigliera Cirillo. Non solo. Senza il sostegno di Brancaccio, che è in contato diretto con Gianfranco Piccirillo, già da molto tempo l’assessore Annalisa Cinquegrana avrebbe fatto le valigie per fare spazio nell’esecutivo al neonato gruppo consiliare Rinascita e Resilienza per Orta, capeggiato da Mimmo Lettieri e formato da Pasquale Lamberti, Antonio Chianese e Francesco Lettieri, fratello di Mimmo.

Tonino Russo

All’Urbanistica c’è un altro uomo di fiducia Brancaccio. Il citato assessore Russo. In pratica il settore più importante, quello per le Politiche del Territorio, è totalmente nelle mani degli esponenti eletti nella lista Coraggio, promossa da Brancaccio, definito dai giudici nel processo per associazione mafiosa “il padrone di Orta di Atella” negli anni del cemento e delle carriole di soldi sporchi. Ma torniamo a Buonomo. Perché un funzionario dovrebbe lavorare gratis in un comune difficile e a rischio come Orta di Atella? Perché assumersi responsabilità di natura amministrativa, contabile e penale in ente locale sempre sotto i riflettori? Sicuramente per i progetti del Pnrr che prevedono una percentuale anche per i lavoratori in quiescenza. Ma è soltanto questo o si tratta di ben altro? Ai posteri l’ardua sentenza. Fatto sta che l’appalto alla Costruendo è illegittimo dalla testa ai piedi perché non rispetta una norma inderogabile: la pregressa esperienza lavorativa dell’operatore economico prescelto. Norma impressa non solo nel Codice dei contratti pubblici ma anche in una recente sentenza della Cassazione, la n. 2153 del 17 gennaio 2025, emessa dalla quinta sezione penale. Gli Ermellini hanno stabilito in prima istanza che “la determina di affidamento comporta implicitamente l’attestazione che i requisiti dell’affidatario, tra cui la “documentata esperienza pregressa” richiesta dall’art. 50, comma 1, lett. b) del Codice degli appalti, sono stati verificati e risultano sussistenti. Non solo. Per la Suprema Corte “la mancata menzione esplicita della verifica nell’atto non salva il dirigente dalla responsabilità penale, se il presupposto è oggettivamente falso o privo di riscontro”. L’affidamento diretto prevede infatti che per procedere con questa tipologia di procedura si debba assicurare “che siano scelti soggetti in possesso di documentate esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali”.

In mancanza di tale attività istruttoria e indipendentemente dalla presenza di formule esplicite nella determina, si configura a carico del funzionario o del responsabile unico del procedimento il reato di falso ideologico in atto pubblico, punito con la reclusione da uno a sei anni (art. 479 del codice penale). Dal punto di vista operativo la sentenza richiama con forza il ruolo tecnico-amministrativo del Rup e dei dirigenti pubblici. Anche nell’ambito di affidamenti sotto soglia la semplificazione delle procedure prevista dal Codice non equivale a una deresponsabilizzazione. Anzi, rimarcano i giudici di legittimità, proprio la maggiore discrezionalità richiede un controllo più attento e una tracciabilità completa delle verifiche effettuate. Secondo la Cassazione la norma non consente margini interpretativi: per procedere con affidamento diretto è necessario accertare e documentare esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali.

Se la Costruendo è attiva soltanto dall’11 ottobre 2024 è facilmente deducibile che il brancacciano Buonomo non ha effettuato le verifiche di legge per accertare le “esperienze pregresse” della ditta. Perché non ha provveduto a farlo? Eppure, come già detto, la Suprema Corte ha stabilito che la “documentata esperienza pregressa” richiesta dall’art. 50, comma 1, lett. b) del Codice degli appalti, “deve essere verificata e risultare sussistente” da parte del funzionario o del Rup. E ora? Semplice. La determina di affidamento va revocata in autotutela e la società Costruendo non potrà incassare i 51.766 euro previsti nella determina. Se li ha già incassati per il funzionario voluto da Brancaccio saranno dolori sia sul pianto contabile che penale.

Mario De Michele

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