L’Antistadio di contrada Santa Colomba da ieri sera si chiamerà: «Carmelo Imbriani». La targa con la sua immagine simbolo, l’esultanza dopo un gol, ed il suo nome accoglieranno giovani e meno giovani, appassionati, proprio come lui, del pallone che rotola su un prato verde. Si sono vissuti momenti di grandissima intensità e commozione per l’intera cerimonia che ha suggellato la volontà della tifoseria giallorossa, del club sannita e dell’ente comunale di intitolare alla memoria del «Capitano» l’impianto sportivo per definizione «casa delle giovani leve calcistiche sannite».

Presenti tutte o quasi (gli assenti hanno sempre torto) le massime rappresentanze politiche e civili della città. Da Mastella a Viespoli, molti consiglieri comunali e assessori, logicamente gli ultras e tanti tifosi semplici. Il saluto del primo cittadino di Benevento, Fausto Pepe, ha dato il là alla serata, a seguire le parole di Oreste Vigorito: «Ogni giorno in cui verrò qui avrò al mio fianco da un lato mio fratello e dall’altro un caro amico che era come un fratello». La benedizione dell’arcivescovo Mugione ha preceduto il momento in cui la dolcissima Valeria Maiello, compagna di vita di Carmelo, ha tagliato il nastro d’accesso all’impianto. Sul manto erboso c’erano due squadre in giallorosso, con le maglie che riportavano l’immagine del «Capitano».

C’erano i componenti degli staff tecnici del sodalizio, fra gli altri Galliano, Palermo, Landaida, Iscaro, Surico, Aprile, Bianconi, Cinelli e tanti amici e ex compagni di squadra come Molino, Cagnale, Vanacore, Di Napoli, Galizia, Manco. Fuori dal campo c’erano anche Serena Spatola, Raffaele Sergio, Mimmo Colletto, Angelo Siniscalchi, un commosso Fabio Pecchia, Ghigo Gori e Felice Evacuo che ha letto un messaggio del fratello di Imbriani, Giampaolo. Il match è iniziato con il piccolo figlio di Carmelo, Fernando, accompagnato da mamma Valeria e dalla sorellina Sofia, che, rigorosamente in maglia giallorossa con il numero sette, ha dato il calcio d’inizio che ha simboleggiato il passaggio di testimone: «da padre in figlio».

 

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