Marco Borriello tornerà utile alla Juventus dalla settimana prossima: domattina sosterrà le visite mediche a Torino, nel pomeriggio firmerà il contratto, l’indomani – in concomitanza con l’apertura del mercato – il suo ingaggio verrà annunciato ufficialmente (l’accordo prevede 500 mila euro per il prestito e un diritto di riscatto
fissato a 7,5 milioni). Per sapere quando comincerà gli allenamenti, bisognerà invece aspettare di capire se il centravanti ha smaltito o no il problema muscolare che si è portato da Roma. In ogni caso non si aggregherà alla squadra nel ritiro di Dubai, ma soltanto al ritorno dalla trasferta di Lecce di domenica prossima. In Salento, comunque, una novità in attacco la Juve la mostrerà, perché Mirko Vucinic è guarito e tornerà a lottare assieme ai bianconeri: “Ho ripreso in pieno e non vedevo l’ora di rientrare. Stare fuori è dura, davvero”.
Borriello non gli insidierà il posto: sarà piuttosto Matri (o Del Piero e Quagliarella, le riserve) a temerne la concorrenza. Il montenegrino ha già fatto reparto con l’ex romanista, ma tra i due i rapporti non devono essere rimasti strettissimi: “Tutti conosciamo Borriello, non devono parlarne io. L’ho sentito? No, non ci siamo cercati”. Vucinic, del resto, nella Juve è un caso a sé, un pezzo unico: non è un caso se, in sua assenza, Conte non abbia cercato un sostituto ma abbia, tout court, cambiato modulo, come se il la sua ala sinistra fosse insostituibile. Il 4-3-3 è stato mantenuto solamente in casa contro il Novara, con Quagliarella e Del Piero nel tridente. E non è stata la miglior partita della Juve. Molta dell’importanza di Vucinic, però, è stata finora soltanto teorica. “Ho segnato poco, appena due gol. Devo farne di più”. La scarsa prolificità è una lacuna, quasi quanto la mancanza di continuità: Vucinic è da sempre un fuoriclasse potenziale, non un campione reale. “Sto lavorando su questo: quello che ho dentro cacciarlo fuori, per usare un’espressione romanesca”.
Qualche progresso s’è notato, soprattutto nella vocazione al lavoro sporco. Nel 4-4-2 di partenza, Vucinic era il terminale offensivo, poteva correre meno e pensare più a se stesso. Nel 4-3-3 gli tocca di coprire e lavora soprattutto in funzione degli altri. “Mi sto mettendo a disposizione della squadra. Dovrei fare di più, ma per il momento sono soddisfatto perché ho giocato molto e siamo primi in classifica. Non ho mai lavorato così duramente in vita mia, su questo non ho nessun dubbio. Ma resisto. In campo vedo che tutti e undici si sacrificano, è questa la nostra forza”.
Di Roma ha ormai ricordi vaghi. “La Juve è tutta un’altra cosa. Qui c’è la storia. Quando è venuta a cercarmi, non ho avuto dubbi. Però rimane forte l’amicizia con Rosella Sensi”. Su Lecce, sentimenti dolci: “E’ la mia seconda casa, mia moglie è leccese”. Sullo scudetto, idee chiarissime: “Il duello è solo con il Milan, ne sono sicuro. In più di loro abbiamo una voglia che pochi hanno di lavorare e migliorare. In meno, la loro esperienza in fatto di vittorie. Ma Pirlo, adesso, ce l’abbiamo noi ed è un bel vantaggio. Se dicono che io sono l’Ibrahimovic della Juve mi fa piacere. Ma in comune abbiamo soprattutto le ultime due lettere del cognome”.