Il Tribunale del Riesame ritiene che Luigi Cesaro “non possa in alcun modo ritenersi raggiunto da gravi inizi di commissione di alcuna delle fattispecie criminose che gli sono state addebitate”. E’ uno dei passaggi delle motivazioni del provvedimento con cui i giudici del Riesame di Napoli (presidente Giuseppe Provitera, giudici Marcello Rescigno e Alba Napolitano) hanno revocato nei giorni scorsi l’ordinanza di custodia emessa nei confronti del deputato di Forza Italia ed ex presidente della provincia di Napoli accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e turbativa d’asta nell’ambito di una inchiesta della Dda su presunti rapporti con il clan dei Casalesi. Per tale ordinanza era stata avanzata una richiesta di arresto alla Camera dei Deputati. Le accuse contestate di riferiscono ad appalti del 2004 del Comune di Lusciano (Caserta), che secondo gli inquirenti all’epoca era sotto il controllo della fazione Bidognetti del clan dei Casalesi.
I fratelli Cesaro (oltre a Luigi, gli imprenditori Raffaele e Aniello, scarcerati nei giorni scorsi) sarebbero stati favoriti dal clan, secondo l’accusa, avendo proposto una tangente più consistente di quella promessa da un concorrente. Luigi Cesaro è stato chiamato in causa da due collaboratori di giustizia, e l’indizio principale a suo carico è rappresentato da una presunta partecipazione a una riunione (“il pilotaggio delle gare pubbliche presso il comune di Lusciano richiedeva l’avallo di una personalità di rango politico nazionale”, aveva sostenuto il collaboratore) alla quale sarebbe stato presente anche Luigi Guida, detto ‘o drink, braccio destro del boss Francesco Bidognetti (che già nel processo a carico del consigliere regionale Enrico Fabozzi è stato sconfessato da ben 4 sentenze della Cassazione LEGGI ARTICOLO). Proprio una serie di versioni contrastanti fornite da quest’ultimo ai pm hanno indotto i giudici del Riesame ad annullare il provvedimento restrittivo. “Tale ricostruzione – scrivono i giudici – appare intrinsecamente contraddittoria”. In primo luogo – osserva il Tribunale – “se il significato della presenza di Cesaro all’incontro era da ricollegarsi al suo rilievo politico, non si comprende per quale motivo egli non si sia presentato come tale proprio a Guida che in quella sede, ed a parte Bidognetti, rappresentava la figura di più elevato spessore”. I giudici sostengono inoltre che “la difesa ha documentato la assoluta estraneità di Cesaro all’amministrazione dell’azienda”.