Un muro umano ha riempito la Mostra d’Oltremare per il concerto che ha chiuso la prima parte del Tour del “Curre Curre Gualio’ 2.0” dei 99 Posse. La band napoletana ieri ha chiuso il tour dei vent’anni della fondazione in compagnia di tutti quei artisti che hanno partecipato al disco uscito pochi mesi fa. Sul palco, al fianco della 99, si sono alternati, tra gli altri, Clementino, Roy Paci, J-Ax, Mama Marjas Caparezza e la Banda Bassotti. Vibrazioni incredibili, amplificate dal pubblico che ha cantato a squarciagola i cavalli di battaglia della band nata all’interno del Centro Sociale Occupato Autogestito Officina 99. Da Curre Curre Guaglio’ a Rappresaglia, passando per O documento, Rigurgito Antifascista, Ripetutamente e tante altre. Non potevano mancare i messaggi politici di Luca O’ Zulu che prima di intonare Stop That Train in versione No Tav ha ricordato che c’è bisogno di fermare le trivelle, lanciando il movimento No Tap.  Ciò mentre alle spalle veniva srotolato uno striscione contro il biocidio. Straordinaria, inoltre, la simbiosi con la Banda Bassotti che ha permesso di trasformare Rigurgito Antifascista in un pezzo dalle sonorità tutte da ballare. Sul palco della 99 ha trovato spazio anche Vincenzo Esposito, lo zio di Ciro, l’ultrà ucciso a Roma prima della finale di Coppa Italia, il quale ha lanciato una mobilitazione in piazza Dante contro “la macchina del fango”, cioè quelle rivelazioni uscite in questi giorni che vorrebbero un De Santis accoltellato. Ma se i Posse i loro ospiti sono stati grandi non si può dire altrettanto dell’organizzazione. Alle 9 al lato di via Terracina si era formata già una fila chilometrica: non c’erano i biglietti per permettere l’ingresso alla Mostra d’Oltremare. Alle 23 la lunghezza della coda era ancora immensa quando le povere guardie giurate non sono più riuscite a contenere la gente in attesa e hanno alzato bandiera bianca, rendendo di fatto l’accesso libero. Momenti di forte tensione si sono verificati dall’accesso di viale Kennedy dove la ressa è stata totale e si è rischiata anche la rissa. Per i numeri quello di ieri potrebbe esser stato il concerto dell’anno a Napoli. Ma quando si esibisce la Posse non è mai solo un concerto. I suoni e i ritmi si fondono con messaggi politici di speranza. E guardando i 20mila della Mostra d’Oltremare viene da pensare che una speranza contro razzismo, omofobia e precarietà c’è.

ag

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