Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) ha accolto la costituzione di parte civile del centro sociale Ex Canapificio di Caserta, sede del Movimento dei Migranti e dei Rifugiati, nel processo che vede imputato il titolare di un’azienda di San Marco Evangelista per i reati di estorsione e danneggiamento ai danni di un lavoratore ghanese che, secondo la locale Procura, sarebbe stato vittima di sfruttamento lavorativo. Una prima volta per un’associazione che da anni si batte contro la discriminazione razziale. ”Con questa decisione dei giudici – spiega l’avvocato dello straniero Francesco Vicino – si ammette implicitamente che lo sfruttamento lavorativo dei lavoratori è figlio di una logica discriminatoria, aprendo una nuova forma di tutela per tanti immigrati”. Alex, ha accertato la Procura di Santa Maria, non è stato reclutato alla giornata come la maggioranza degli immigrati, ma nel febbraio 2011 iniziò a lavorare, come tanti italiani, senza contratto presso l’azienda casertana essendo in possesso di un regolare permesso di soggiorno per motivi umanitari. Subito però si trovò costretto ad accettare condizioni negative, in particolare a lavorare per 10 ore al giorno, dalle 8 alle 18, con un salario giornaliero di 20 euro. Senza una motivazione e senza preavviso, dopo appena 48 giorni, nell’aprile dello stesso anno, fu mandato via e gli fu data solo una parte del salario pattuito, pari a 400 euro rispetto ai 980 che l’azienda avrebbe dovuto pagargli.