“Lo Stato dichiari i nostri morti vittime delle ecomafie”. E’ l’appello che don Maurizio Patriciello, il parroco che anima le battaglie sulla Terra dei Fuochi, rivolge al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e al premier, Matteo Renzi, invitandoli a tornare a visitare quel territorio martoriato da 30 anni di roghi di rifiuti tossici. Familiari delle vittime e associazioni hanno presentato ricorso alla Corta Europea dei diritti dell’uomo per vedere lo Stato italiano condannata per violazione del diritto alla salute e del diritto al rispetto della vita privata e familiare perché “non ha provveduto a tutelare il territorio dai gravissimi inquinamenti protrattisi per oltre 30 anni” a causa dello sversamento e lo smaltimento illecito di rifiuti speciali. “Il ricorso – ha detto Don Patriciello, che oggi ha tenuto una conferenza stampa a Roma per illustrare l’istanza – è importate: sono stati umiliati i nostri diritti fondamentali, il diritto a respirare e il diritto alla salute. Lo stesso Istituto superiore di Sanità ha riconosciuto che nelle province di Napoli e Caserta c’è un problema molto serio”. I roghi non diminuiscono, ha spiegato Don Patriciello, che denuncia ancora lo sversamento di rifiuti: “Se ci sono aziende che operano in regime di evasione fiscale gli scarti devono finire da qualche parte. E la legge è insufficiente: si accontenta di andare ad arrestare il piromane ma non si arriva al mandante di roghi. Avevamo chiesto di rafforzare la presenza delle forze dell’ordine, hanno mandato l’esercito, ma anche i militari sono pochi, cosa possono fare su un territorio così vasto? Anche le bonifiche non sono partite”. Il ricorso, redatto da un pool di professionisti che operano gratuitamente, chiede di riconoscere altre che la violazione degli articoli 2 (diritto alla vita) e 8 (diritto al rispetto della vita private e familiare) anche dell’articolo 13 (diritto ad un ricorso effettivo) della Convenzione. Infatti, “nell’ordinamento italiano – ha detto l’avvocato Antonella Mascia, che ha scritto il ricorso – il quadro normativo non permette un intervento incisivo. Molti procedimenti si sono prescritti. Non esistono vie di ricorso effettivo per garantire i diritti e un risarcimento dei danni subiti”. La Cancelleria di Strasburgo ha riunito le istanze dei 61 ricorrenti e delle cinque associazioni in un unico ricorso, il 51567/14 (ricorso Cannavacciulo e altri contro Italia). Entro il 2015 dovrebbe essere portato all’esame della Corte.

 

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