Il governo Monti non rappresenta alcuno “strappo rispetto al nostro ordinamento istituzionale”: lo ha affermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, incontrando al Quirinale le alte cariche dello Stato per i tradizionali auguri di Natale.
“Solo con grave leggerezza si puo’ parlare di sospensione della democrazia, in un paese in cui nulla e’ stato scalfito”, ha insistito il capo dello Stato, “ne’ delle libere scelte delle forze politiche, ne’ delle autonome determinazioni del Parlamento, ne’ della possibilita’ di espressione e di manifestazione del proprio dissenso anche da parte delle forze sociali”. Nulla quindi di compromesso, e “nel momento in cui la parola tornera’ ai cittadini per l’elezione del Parlamento – e la data limite e’ gia’ segnata dal termine naturale della legislatura – ciascuna forza politica avra’ modo di prospettare l’alleanza fra partiti e la formula di governo che considera piu’ appropriate nell’interesse del Paese”. Nel frattempo “il governo puo’ adottare decisioni necessarie benche’ talora controverse, ostiche, persino impopolari, senza essere condizionato da vincoli di convenienza partitica ed elettorale”. Per Napolitano, la strada e’ ancora in salita, ci vuole coesione, mobilitazione, dialogo. Per questo e’ pericolosa l’ondata di antipolitica che va crescendo nel Paese: mina la capacita’ dei vari componenti della societa’ di aderire allo sforzo nazionale per uscire dalla crisi. Legge scandendo le parole del discorso di 21 pagine il capo dello Stato. Parte dall’Europa, dalla necessita’ di difendere l’Euro, e spiega che “il provvedimento in via di definizione in Parlamento e’ il contributo che offriamo alla causa della salvezza” della moneta unica. Dobbiamo quindi “compiere uno sforzo ulteriore”, perche’ “questo e’ anche il senso del passaggio politico compiutosi nel nostro Paese, nel corso dell’ultimo mese”. Vale a dire il passaggio da una “distorta dialettica fra maggioranza e opposizione” a un tentativo di “mobilitazione straordinaria”. La risposta, a questa mobilitazione, ad un clima “aspramente divisivo radicatosi nei rapporti politici” e “sfociato in una crisi di governo”: a me e’ toccata solo registrare e seguire imparzialmente le reazioni delle forze in campo”, precisa e puntualizza Napolitano. La situazione si e’ sbloccata con le dimissioni di Berlusconi, presentate “con senso di responsabilita’”. Andare alle elezioni anticipate avrebbe “avuto ricadute dirompenti per il nostro Paese nel burrascoso contesto dell’eurozona”, un “catastrofico aggravarsi della crisi finanziaria”. Quindi non sciogliere le camere “era un mio preciso dovere istituzionale”. Come anche inevitabile era “affidare il nuovo governo ad una personalita’ rimasta sempre estranea alla mischia politica”. I partiti hanno deciso di restare fuori dall’esecutivo come conseguenza della “irriducibile contrapposizione” degli ultimi anni. Pero’ hanno accordato una larghissima maggioranza a Monti che e’ “chiara espressione della convinzione che occorresse scongiurare, in una fase cosi’ critica, una paralisi dell’attivita’ del governo parlamentare e uno scontro elettorale devastante.