Sarà il Teatro Sannazaro di Napoli a ospitare, venerdì 10 aprile 2015 alle ore 21.00 (repliche, dal venerdì alla domenica, fino al giorno 19), il debutto partenopeo di Statue unite di Eduardo Tartaglia, che, oltre a firmare testo e regia, è protagonista della commedia con Veronica Mazza, con la partecipazione di Giuseppe De Rosa. Presentato da Ente Teatro Cronaca Vesuvioteatro in collaborazione con Festival Benevento Città Spettacolo, Statue unite vede protagonisti Raffaele e Adelaide, due scapestrati artisti di strada, chiedono l’elemosina a Napoli, nella famosissima via Toledo. Si esibiscono come statue viventi, sperando di attirare l’attenzione dei passanti di ritorno da teatri, cene e uscite mondane, grazie alla particolare posizione di Adelaide che si trova sospesa nel vuoto, sopra la testa di Raffaele il quale sorregge, in maniera inspiegabile, il corpo della donna attraverso un’asta di legno. Un “brevetto”, così denominato dal protagonista, che spera un giorno possa essere preso in considerazione, cambiando le sorti economiche della propria esistenza. L’obiettivo principale dei due artisti è destare curiosità e attenzione negli occhi del passante, che purtroppo è distratto da altro. Ma la strada rimane deserta, pervasa da una tristezza disperata, affogata nel buio e nel silenzio, rotto solo dalla voce di un brigadiere, che tormenta i due artisti minacciandoli sistematicamente di multarli. Una rappresentazione sconsolata e desolante di una Via Toledo, che ormai nulla ha a che vedere con la ‘gaia e popolosa’ via decantata da Stendhal, ma che per il pubblico (napoletano e non) è riconoscibilissima. “Parto. Non dimenticherò mai la Via Toledo: la via più popolosa e gaia del mondo” scrisse Stendhal nel 1817. Sono passati quasi duecento anni, da quando il grande scrittore francese lasciava la nostra città con la morte nel cuore. “Chissà – evidenzia Eduardo Tartaglia – se oggi ancora Napoli apparirebbe ai suoi occhi la città più bella dell’universo. Qualche dubbio, in verità, lo nutriamo. Soprattutto, temiamo stenterebbe a riconoscere proprio la storica centralissima via, da lui tanto amata. E non vogliamo qui unirci al fin troppo facile coro di chi si lamenta del degrado, dell’incuria, del disordine. Al contrario, ciò che a nostro avviso maggiormente contrasta con quella definizione del 1817, è proprio quell’aggettivo, gaia, difficilmente associabile alla strada”. In questo spazio sospeso, l’autore colloca i dialoghi dei suoi personaggi, tra comicità e satira, dipingendo i protagonisti di una vita dignitosa e, per certi versi, estrema, tacitando la coscienza di chi non si arrende alla condizione ultima di “mendicante”. L’atto unico di Edoardo Tartaglia è una continua e sagace metafora, che, con ironia e leggerezza, evidenzia le ferite delle malattie endemiche napoletane: immobilismo, illusione, presunzione.