E’ stato sempre considerato il ‘processo minore’. Eppure la vicenda Parmatour ha portato un’ulteriore condanna a nove anni e due mesi per Calisto Tanzi ed e’ un caso illuminante per capire come funzionava quella che gli inquirenti hanno definito ”la piu’ grande fabbrica di debiti del capitalismo europeo”. Il tribunale di Parma ha scritto una prima verita’ sulla vicenda della holding turistica della Parmalat, ed ha portato anche alla condanna a tre anni e otto mesi dell’ex numero uno della Banca popolare di Lodi, Giampiero Fiorani.
Negli anni ottanta e novanta, quando la piccola azienda alimentare della famiglia Tanzi comincio’ a diventare un ‘gioiellino’, un impero del latte sul quale non tramontava mai il sole, la quotazione in borsa, nel 1990, dette il via ad una vastissima campagna di acquisizioni, con un massiccio ricorso al credito e collocamenti obbligazionari, proprio quelli che poi hanno messo sul lastrico migliaia di risparmiatori. La Parmalat entro’ da protagonista in America, in Sudafrica, in Oceania. Poi acquisi’ societa’ anche estranee alla propria vocazione alimentare come il turismo: societa’ che portarono alla nascita’ di Parmatour.
Sarebbe stata proprio questa holding, affidata di fatto alla figlia Francesca, a fagocitare una parte consistente dei finanziamenti bancari della Parmalat. Acquisizioni sopravvalutate, un rapporto quanto meno ambiguo con molti istituti di credito, soldi che sparivano nel nulla ad una velocita’ incredibile: e’ cosi’ che Parmatour e’ diventata una delle cause scatenanti, nonche’ uno dei simboli piu’ chiari del crac.
La condanna si aggiunge cosi’ ai 18 anni che Tanzi ha preso al processo principale (e’ in corso l’appello) e agli otto che sta scontando in carcere con l’accusa si aggiotaggio. Il tribunale ha deciso anche che alle parti civili, tra cui la Parmalat in amministrazione straordinaria, sia pagata una provvisionale di 120 milioni. Tra le parti civili costituite in giudizio ci sono anche migliaia di risparmiatori ‘truffati’ dai titoli di Collecchio. Si chiude cosi’ il processo per la bancarotta fraudolenta del gruppo turistico dopo 104 udienze, l’audizione in aula di 87 persone tra imputati, testi e consulenti, 600 slide proiettate in corso di dibattimento, il deposito nel fascicolo processuale di 32.000 files, frutto delle indagini condotte dal Gruppo Tutela mercati del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Bologna.
E si chiude anche un periodo di lavoro titanico per gli uffici giudiziari parmigiani che negli ultimi anni hanno provato a rimettere insieme i pezzi di un crac senza precedenti, per dimensioni e complessita’, nel capitalismo europeo. E’ soddisfatta, la procura parmigiana, che ha visto accolte le proprie tesi con il tribunale che ha, anzi, condannato Tanzi a due mesi in piu’ di quelle che erano state le richieste. La difesa dell’ex Cavaliere (l’onorificenza gli e’ stata revocata per ‘indegnita”) aveva chiesto l’assoluzione sostenendo che non si era mai direttamente occupato del settore turistico.
Ma che era pero’, secondo l’accusa, quasi impossibile da distinguere in quel groviglio di debiti, trasferimenti e scatole cinesi che ha strozzato il gioiellino e rovinato tanti piccoli risparmiatori.