Una compagnia israeliana avrebbe venduto un sistema di spionaggio all’Iran facendosi beffa del divieto israeliano d’intrattenere rapporti commerciali con la nazione nemica. Secondo l’agenzia di stampa Bloomberg, la Allot Communications Ltd con sede a Hod-Hasharon sarebbe riuscita ad aggirare i divieti tramite un distributore danese: per cinque anni avrebbe inviato un sistema di monitoraggio del traffico su Internet chiamato “NetEnforcer” alla compagnia danese RanTek A/S che, una volta rimosse le etichette originali, lo avrebbe a sua volta spedito in Iran.
Il sistema – riporta la Bloomberg citando tre ex impiegati della Allot – sarebbe stato usato per bloccare il traffico in rete, intercettare e-mail ed sms e persino cambiarne i contenuti, per identificare gli utenti d’Internet e consentire alle autorità di arrestarli. “Simili tecnologie sono state usate per rintracciare e torturare dissidenti in paesi come l’Iran, il Bahrain, la Siria e la Tunisia”, ricorda la Bloomberg senza tuttavia specificare chi abbia acquistato il prodotto in Iran. La replica della Allot non si è fatta attendere. Per prima cosa, sostiene il suo direttore esecutivo Rami Hadar, i suoi sistemi non sarebbero “designati per scopi di sorveglianza intrusiva”, ma solo per “l’ottimizzazione del traffico su Internet”.
Inoltre, prosegue in un comunicato, il sistema sarebbe “stato venduto al distributore danese nella stessa maniera in cui viene venduto a migliaia di distributori e decine di migliaia di clienti in tutto il mondo” e non ci sarebbe “alcun modo di sapere dove finisca”. Le autorità di Copenaghen invece, secondo Bloomberg, sarebbero in possesso dei registri delle transazioni con l’Iran tanto che il ministro della Difesa israeliano ha deciso di avviare un’indagine preliminare. “In base ai risultati – si legge in una nota – decideremo se lanciare un’inchiesta”.