Utilizzavano pusher ‘a contratto’, che venivano sostituiti in caso finissero nella rete dei controlli delle forze dell’ordine o per il calo degli affari. Una modalità di azione che non è sfuggita ai carabinieri della compagnia di Torre Annunziata (Napoli) che hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misura cautelare emessa dal gip su richiesta della Procura.
Dodici le persone indagate, cinque delle quali finite in carcere, altrettante ai domiciliari mentre due sono state raggiunte da obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. L’ordinanza è stata eseguita tra Boscoreale, Pompei, Poggiomarino, Scafati (Salerno) e Reggio Emilia. Le indagini, sviluppate dai carabinieri della stazione di Boscoreale tra il febbraio e il giugno dello scorso anno, hanno consentito di monitorare oltre 400 episodi di spaccio di sostanze stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) avvenuti tra Pompei, Boscoreale e nei comuni limitrofi. I militari dell’Arma si sono avvalsi anche di intercettazioni telefoniche ed ambientali. Nel corso delle indagini è emerso che il gruppo criminale, oltre ad utilizzare un linguaggio convenzionale già in uso tra spacciatori e clienti per identificare lo stupefacente, aveva escogitato altre strategie per eludere le investigazioni, individuando dei veri e propri pusher ”a contratto” cui venivano forniti appositi ”kit di servizio” che comprendevano anche telefono cellulare di scarso valore e utenza telefonica ”dedicata” avente intestatario fittizio. In tal modo i pusher, sostituiti in caso di controlli o di calo del volume di affari, operavano in maniera sistematica limitando i contatti diretti con i fornitori all’approvvigionamento degli stupefacenti e alla consegna dei proventi, comunicando sempre con utenze fittiziamente intestate. ”I provvedimenti restrittivi fa sapere in una nota il procuratore capo di Torre Annunziata, Alessandro Pennasilico hanno posto un freno alla perdurante e inarrestabile attività criminosa ideata e fondata nel circondario di questa Procura, facendo emergere la capacità imprenditoriale di soggetti, purtroppo, al servizio dell’illecito”.