Avrebbe ritardato di 30-40 minuti un parto cesareo, cagionando lesioni gravissime alla neonata che era prematura. É questa l’accusa contestata dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere  a carico della ginecologa 37enne Amelia Forte, che il 30 settembre prossimo comparirà davanti al giudice monocratico. La professionista risponde del reato di lesioni gravissime. La Forte era in servizio all’ospedale di Sessa Aurunca, nel Casertano quando, la mattina del 18 dicembre 2009, avvenne il presunto caso di “malasanità”. Una vicenda giudiziaria molto complessa quella della bimba, dipanatasi tra perizie mediche di parte (tre) e richieste di archiviazione (due) della Procura, finché il Gip Tommaso Perrella, alcuni mesi fa, ha chiesto al pm Silvio Marco Guarriello (oggi alla Procura di Salerno) l’imputazione coatta ritenendo che la mancanza di diligenza della professionista emergesse dalle carte processuali. Per gli avvocati della famiglia della bimba, Francesco Lauri e Giovanna Zavota, ci fu colpa grave nel comportamento della Forte che, allorché si accorse alle ore 9.15 di mattina della necessità di effettuare con urgenza il cesareo dopo l’esito preoccupante di tre tracciati cardiotografici cui era stata sottoposta la madre della piccola, invece di rivolgersi ad uno dei chirurghi di guardia che avrebbe dovuto assisterla nell’intervento (era obbligatoria la presenza di due medici, ndr), provò a contattare il ginecologo di fiducia della donna perdendo del tempo prezioso, circa 40 minuti; la bimba nacque infatti alle 10.20 mentre sarebbe dovuta nascere alle 9.45. A causa del ritardo, sostiene la Procura sulla base di perizie mediche di parte, la bimba è nata con gravi danni fisici al cervello, ai reni e ad altri organi; oggi, a sei anni, ha un’insufficienza renale cronica e rilevanti problemi psicomotori. Per gli avvocati dell’imputata, Luigi Iannettone e Gianluca Di Matteo, il comportamento della ginecologa fu invece diligente perché la Forte si attivò prontamente per trovare un medico-chirurgo che avrebbe dovuto assisterla, e che in quel momento, sostengono, non era presente nella struttura. Nessun responsabile dell’ospedale risulta però indagato. (ANSA).

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