Per la Lega e’ giunta l’ora della resa dei conti. Dopo mesi di attriti, tutti tenuti gelosamente nascosti sotto la cenere degli scontri di via Bellerio tra ‘cerchisti’ e maroniani’, la guerra viene apertamente dichiarata tra i due principali contendenti: Umberto Bossi e Roberto Maroni. Il primo, con una forte pressione sul direttivo riunitosi oggi a Milano,
ha decretato il divieto per l’ex ministro, di tenere comizi pubblici. Il secondo, ”stupefatto” e con ”conati di vomito”, denuncia la censura e il tentativo di allontanamento dal partito promettendo comunque ai suoi che non ha alcuna intenzione di mollare Che la Lega non fosse piu’ un corpo monolitico pronto a seguire Umberto Bossi lo si era capito gia’ dall’ultima Pontida dove molti leghisti avevano innalzato uno striscione con la scritta ”Roberto Maroni presidente del consiglio”.
I congressi avevano certificato la divisione tra ‘maroniani’ e ‘cerchio magico’ ma e’ il caso Cosentino che ha decretato e reso pubblica la spaccatura e il caos nel Carroccio, non piu’ partito di governo ma solo di lotta. Se dalla sua nascita la Lega aveva seguito una sorta di centralismo democratico – espressione di togliattiana memoria, per spiegare che nel partito possono esserci molte posizioni ma che all’esterno deve emergere solo quella della maggioranza – ora appare evidente che ci sono due linee contrapposte, quella di Maroni da una parte e quella di Bossi dall’altra. E ad una settimana dalla manifestazione a Milano contro il governo Monti, il timore nella Lega e’ che la protesta della base che si identifica in Maroni si materializzi in piazza. Un timore che porta addirittura il direttivo nazionale della Lega Lombarda a vietare l’organizzazione di incontri pubblici a cui partecipi da solo Roberto Maroni. Sarebbe stato lo stesso Bossi ”a suggerire” la direttiva già trasmessa alle segreterie leghiste che dovranno, ove organizzati, annullare gli incontri con l’ex ministro dell’Interno. Lo scontro, intanto, si sposta anche su facebook.
Molti leghisti hanno scelto il social network per manifestare il loro dissenso nei confronti di Bossi, che hanno sempre identificato nel ‘capo’, seguendo di fatto la strada di Roberto Maroni il quale proprio sul suo profilo ha postato: ”Sono amareggiato e un po’ deluso, ma non smetto di credere e di lavorare per la Lega che ho contribuito a costruire in oltre 25 anni di attivita’ politica”. L’ex ministro dell’Interno ha cosi’ spiegato ai militanti che hanno apprezzato la sua scelta a favore dell’arresto di Cosentino, che continuera’ a lavorare per ”la Lega degli onesti, la Lega senza intrallazzi ne’ conti all’estero, la Lega che mi ha conquistato per i suoi ideali di onesta’ e trasparenza, per i suoi valori etici e per i suoi meravigliosi militanti”.
”Caro Roberto – ha scritto subito su Facebbok il capogruppo dei deputati il ‘cerchista’ Marco Reguzzoni – chi e’ causa del suo mal pianga se stesso. Queste polemiche servono a far passare in secondo piano le malefatte del governo” e ”sono convinto che solo smettendola di alimentare le falsita’ che i nostri nemici mettono in giro, riusciremo a conquistare la nostra liberta”’. Reguzzoni ha negato che ci sia una divisione all’interno della Lega: ”Nessuno, compreso Maroni, ha contestato la linea di Bossi della liberta’ di coscienza” ma sulla sua bacheca i maroniani si sono subito fatti sentire: ”Reguzzoni fuori dai … maroni”.
Il capogruppo dei deputati, che secondo alcune indiscrezioni raccolte tra i parlamentari del Carroccio ha provveduto a cancellare molti messaggi poco gentili, e’ poi stato smentito dal sindaco di Varese Attilio Fontana: ”E’ stato un grande dolore vedere che non si sia riusciti ad avere un atteggiamento unitario: un segnale brutto, che spero possa essere superato al piu’ presto”. Per Fontana i problemi che sono emersi con il voto su Cosentino ”si devono risolvere all’interno del movimento, magari con la convocazione del congresso, sia a livello nazionale (e cioe’ lombardo, ndr) sia a livello federale”.
Anche oggi a Radio Padania e’ andata in scena la protesta che si e’ allargata dal caso Cosentino agli investimenti in Tanzania e al fallimento della banca della Lega con i mancati rimborsi a chi aveva investito. Il conduttore ha replicato ai contestatori o togliendo la linea o spiegando perentorio: ”Bossi propone un pacchetto con alcune soluzioni. Se le condividete bene altrimenti votate altri partiti che ce ne sono tanti. Bossi e’ il segretario federale, punto e basta”.