Ad Orta di Atella l’acqua è diventata salatissima. Ai cittadini sono state recapitate bollette da capogiro per il consumo idrico. A conti fatti gli utenti pagano circa 2 euro al metro cubo, probabilmente una delle tariffe più alte d’Italia. Un salasso insostenibile per molte famiglie, soprattutto quelle con più difficoltà economiche, che in alcuni casi non riescono a pagare il servizio, non perché vogliono evadere ma semplicemente perché già non riuscendo ad arrivare a fine mese non hanno la possibilità di coprire le spese del servizio idrico. Se poi l’acqua, che lo ricordiamo giusto per scrupoli è un bene pubblico primario, costa più dell’oro per alcune fasce sociali diventa quasi impossibile mettersi in regola con i pagamenti. Ma più in generale non è giusto che i cittadini debbano essere tartassati per un bene primario anche alla luce della gestione “allegra” della società Acquedotti, di cui il Comune di Orta è il socio di maggioranza. Per chiedere chiarimenti sull’impennata delle tariffe Giovanni Sorvillo ha presentato un’interpellanza a risposta scrittaalla Società Acquedotti, al Sindaco Giuseppe Mozzillo e al prefetto di Caserta Arturo De Felice. L’ex consigliere comunale, candidato alle ultime regionali nella lista di Centro democratico, chiede di “conoscere – si legge nell’interpellanza – per iscritto le motivazioni che hanno indotto codesta società acquedotti s.c.p.a. ad applicare l’art. 5.6 della Deliberazione dell’Autorità per l’Energia Elettrica, il Gas ed il Sistema Idrico, visto e considerato che il Comune di Orta di Atella, non risulta essere incluso negli A.T.O. registrati e/o ammessi presso la competente provincia di Caserta?”. Sorvillo fa presente ai vertici della società e al primo cittadino che “l’Ente Comune di Orta di Atella, a tempo debito, fu uno degli Enti che non aderirono a tale adempimento, avendo già provveduto a costituire con la società Ottogas apposita società Acquedotti s.c.p.a., tutt’ora operante sul territorio”. L’ex consigliere comunale, che in passato ha ricoperto anche la carica di assessore, ha inoltre chiesto “di conoscere i criteri di determinazione degli scaglioni ovvero fasce di consumo attribuiti all’utenza”. Richieste più che legittime di fronte a costi così esorbitanti. E, ripetiamo, anche perché la società Acquedotti non si è contraddistinta finora per una gestione oculata (vedasi le indennità per i membri del cda, lavoretti vari e consulenze). Tra i cittadini il malcontento cresce. E non è esclusa una mobilitazione popolare per chiedere conto al sindaco e alla giunta di una situazione inaccettabile. Chissà se anche questa volta gli amministratori faranno orecchie da mercante? Eppure non ci vorrebbe tanto per abbassare le tariffe: basterebbe ridurre gli sperperi. Semplice, no?
Mario De Michele