Tantissimi giovani hanno affollato in serata la libreria Feltrinelli di piazza Garibaldi a Napoli per assistere alla presentazione del nuovo disco di Nino D’Angelo. Giovani che, disco alla mano, non hanno esitato a intonare pezzi di alcuni brani nuovi, cosi’ come di brani che hanno fatto la storia musicale di Nino D ‘Angelo. Un disco ‘Tra terra e stelle’ che il cantautore napoletano, ex scugnizzo, ha portato alla luce dopo quattro anni e mezzo dalla sua ultima fatica musicale.
”Non ho mai impiegato cosi’ tanto tempo tra un disco e l’altro – ha detto D ‘Angelo – a fare un disco ci vuole piu’ tempo per pensarlo che per scriverlo e pensare, significa voler capire le cose, essere responsabili di ci o’ che si scrive”. A ‘raccontare’ con il cantautore, il nuovo disco, il giornalista Federico Vacalebre che ha sottolineato come ”in questa opera D’Angelo metta i suoi due mondi insieme perche’ ‘Tra terra e stelle’ e’ un disco di sentimenti, d’amore, ma anche un album in cui si raccontano, si cantano storie dure, personali come nel brano ‘Fame e marciapiede’ ”. Un disco che ha evidenziato Vacalebre, ”mostra la maturita’ del Nino cantautore che musicalmente gioca con gli archi, con le melodie e utilizza anche una nuova profondita’ vocale, realizzando un disco di grande maturita’ ”. Il disco propone, come evidenziato dal giornalista, un Nino D’Angelo ”pacificato, in cui e’ come se quello con il caschetto e quello senza avessero trovato un punto un punto d’incontro”. E sulle sue ‘due anime’ artistiche, si e’ soffermato lo stesso D’Angelo sottolineando: ”Avevo abituato il mio pubblico a una canzone d’amore leggera e, dunque , non era preparato a brani come ‘Nera nera’, ma poi il pubblico e’ riuscito a capire il mio cambiamento e lo ringrazio”. Il sogno dell’ex scugnizzo di Napoli e’ ”essere considerato un cantante napoletano di tutti e non di una sola parte della citta’, dobbiamo imparare a unirci perche’ il problema piu’ grande di questo Paese e’ la disuguaglianza”. La copertina del disco e’ curata dall’artista Mimmo Paladino e si fregia di uno scritto composto dalla scrittrice napoletana Valeria Parrella.