Nonostante il bazar del mausoleo di Shah-e Abdal-Azim a Shahr-e-Rey sia affollato come ogni venerdi’ dopo la preghiera, la bottega di abbigliamento di Ahmed e’ vuota. Un uomo con un bambino chiede il prezzo di un paio di calzini, 10 mila rial: ci pensa e se ne va. In fondo e’ l’equivalente di cinque corse in autobus.
”In questo periodo la gente compra meno – dice Ahmed – ma costano di piu’ soprattutto i prodotti di importazione, che si pagano in dollari. Per esempio quelli fatti in Cina come questo – e indica una tuta sportiva – ogni giorno il loro prezzo sale”. Da settimane a Teheran i consumatori constatano un aumento dei prezzi, fino al 50% per i prodotti di importazione, del 10% per quelli nazionali – anche se gli aumenti sono meno marcati nelle zone periferiche e popolari come questa. Qualcuno tra tassisti e commercianti ne approfitta, altri alimentano il fenomeno facendo scorte per il futuro. Ahmed dice dice di non conoscere la causa del rialzo del dollaro, il cui valore e’ salito di circa il 50% in poche settimane. ”Ho sentito su Bbc Persian – risponde, citando la tv vista come fumo negli occhi dall’establishment iraniano, ma molto seguita nonostante il divieto delle parabole – che e’ per le sanzioni. Ma io credo che sia giusto per l’Iran avere il nucleare, non per avere la bomba ma per l’energia, meno costosa del gas e del petrolio, che comunque un giorno si esauriranno. Ma gli iraniani – sottolinea – vogliono la pace non la guerra”. Andra’ a votare per le parlamentari del 2 marzo (che saranno invece disertate da molti riformisti, ndr)? ”Certo che ci vado -dice – ma non per quelli di Ahmadinejad. Da quando c’e’ lui i nostri rapporti con l’Occidente e i vicini in Medio Oriente sono peggiorati, con Mussavi – aggiunge, citando il leader della opposizione alle ultime presidenziali agli arresti domiciliari, come l’altro ex candidato Karrubi – sarebbe stato diverso”. Shahr-e-Rey (la citta’ di Rey) e’ un quartiere tradizionale e popolare a sud di Teheran, dove sorgeva – tra XI e XII secolo – la capitale della regione, poi distrutta dai mongoli. Qui siamo lontani dai costumi occidentali e dalla macchine straniere di lusso della parte nord di Teheran, e in pochi parlano inglese. La maggior parte delle donne porta il chador o un velo severo sui capelli, ma i grandi spazi del mausoleo si presentano come un ritrovo sociale e familiare, dove non soltanto si prega, ma in una giornata invernale di sole si puo’ fare anche un picnic seduti a terra, dopo aver steso la coperta magari su una delle tante lapidi mortuarie che compongono il lastricato. ”Non so perche’ il dollaro e i prezzi sono saliti tanto – risponde una ragazza dallo sguardo vivace che passeggia con un’amica – ma credo che da domani le cose cambieranno”. Ieri, dopo l’aumento del tasso di interesse dal 12 al 21% per ridurre la liquidita’ sul mercato, la Banca centrale ha annunciato una svalutazione dell’8% del valore ufficiale del rial, che passa da circa 11.300 rial a 12.260 per un dollaro (contro i circa 22.000 toccati sul mercato nero questa settimana. “Intermediari e trafficanti – ha accusato ieri il presidente Ahmadinejad, il cui governo e’ a sua volta accusato di aver creato il fenomeno per reperire liquidi in rial – hanno cercato senza riuscirci di sconvolgere il mercato dell’oro e della valuta estera ed i governi occidentali sostengono che questo è la conseguenza delle loro sanzioni, ma e’ una grande bugia perché la Banca centrale ha abbastanza oro e valuta estera per alimentare il mercato per i prossimi tre anni”. Accuse all’Occidente anche oggi dall’Ayatollah Khatami, nella preghiera del venerdi’ all’Universita’ di Teheran. Il principale obiettivo dell’embargo Ue sul petrolio iraniano posticipato al primo luglio, ha detto, e’ di influenzare il risultato delle elezioni di marzo. Ma le sanzioni Ue non avranno effetto sull’economia iraniana, ha ribadito. E intanto domenica il Parlamento si prepara a votare una legge d’urgenza che fermi l’export iraniano in Europa gia’ dalla prossima settimana.