“Dobbiamo intervenire sul sistema delle regole se vogliamo che i media facciano un salto di qualità e si adeguino alle esigenze della società contemporanea, condizionata da tecnologie che inducono alla immersione totale nella comunicazione in rete”. Così Andrea Melodia, presidente dell’Unione Cattolica Stampa Italiana (UCSI) riunita nel XVIII Congresso,
ha aperto la tavola rotonda nella Reggia di Caserta, presso la Cappella palatina, alla quale hanno preso parte Enrico Mentana, Lucia Annunziata, Antonio Preziosi, Franco Siddi, Marco Tarquinio, Francesco Zanotti e il Segretario Generale della CEI, mons. Mariano Crociata. Tema del dibattito “La credibilità dell’informazione in Italia: verso un giornalismo di servizio pubblico”. L’analisi delle ricerche che l’Ucsi porta avanti da alcuni anni sul fronte dell’informazione in Italia con il Censis e la Fondazione Cariplo evidenzia una cattiva reputazione dei media. I giornalisti sono ritenuti poco affidabili dal 49,8% degli italiani, poco oggettivi dal 53,2%, poco indipendenti addirittura dal 67,2%. E il giudizio dei giovani è appena un poco più benevolo di quello degli anziani. Come recuperare il vuoto di credibilità? La questione della mediazione professionale, della sua qualità, della sua capacità di adeguarsi a condizioni operative e culturali profondamente mutate – e destinate a cambiare ancora – è quella che ci investe direttamente, come giornalisti e come uomini di comunicazione. Ed è il tema di fondo su cui l’Ucsi misura il suo impegno, la sua rilevanza nel mondo cattolico e nella società intera. Lucia Annunziata, intervenendo al dibattito, ha sottolineato come il giornalismo è una cosa che si fa tutti i giorni: si può sbagliare. “L’idea di una authority di media-etica mi fa rabbrividire perché penso che questo sia un mestiere libero”. Antonio Preziosi ha sottolineato invece la mancanza “di tentazione della radio alla spettacolarizzazione degli eventi. Ci sono altre insidie. La tentazione dei toni enfatici, di un alleggerimento, di spingere la notizia. Sono tentazioni sulle quali si può lavorare”. Enrico Mentana ha ricordato i suoi 32 anni di giornalismo televisivo. “Non possiamo discutere sul futuro dell’informazione. Siamo il passato e il presente. Ma non il futuro. La crisi si riverbera anche sul giornalismo. Non esisterebbe la dimensione del giornalismo scritto di oggi se non ci fosse stato un decadimento della politica sfociato nel limbo. Noi siamo i terminali non siamo i protagonisti. Dobbiamo fare il nostro dovere con coscienza. Sapendo che c’é una crisi vera. In Italia è invalsa la tendenza di serializzare tutto”. Per Marco Tarquinio la domanda di fondo è se facciamo un giornalismo di servizio pubblico o di servizio privato. Per vendere i giornali diamo ai lettori briciole di verità. Franco Siddi ha sottolineato come il giornalismo sia qualcosa di diverso dal mettere in rete opinioni che si hanno. “Non abbiamo bisogno di codici nuovi o di nuove authority – dice Siddi – ma di raccoglierci intorno ai principi, e capire come rendere efficaci le regole”. Francesco Zanotti presidente della FISC (190 testate diocesane in Italia) ha sostenuto che prima di scrivere bisogna saper ascoltare in un momento in cui nel nostro Paese c’é una forte crisi del senso della vita. Mons. Mariano Crociata nelle conclusioni del dibattito ricorda come la credibilità da senso e valore alla professione. “Non siete soli – dice Crociata – siete giornalisti cattolici e vi nutrite di un patrimonio comune. Ho auspicato anche al convegno della FISC della necessità di fare rete, a sostenersi”. A conclusione dei lavori sono stati consegnati i premi Emilio Rossi al giornalismo, giunti alla seconda edizione. I premiati di quest’anno sono don Antonio Sciortino, direttore di famiglia Cristiana e p. Gianpaolo Salvini, Direttore emerito di Civiltà Cattolica.