La commissione Giustizia del Senato ha dato parere contrario ad alcuni articoli del decreto liberalizzazioni: il no riguarda il Tribunale delle imprese, le nuove regole sulle professioni e la disciplina dei risarcimenti diretti. La bocciatura arriva proprio nel giorno in cui Bankitalia giudica positivamente il cammino intrapreso dal governo

e in cui sulla lotta all’evasione fiscale, altro terreno di intervento per uscire dalla crisi, l’Idv propone in una mozione di incrociare i dati che emergono da tre voci: dichiarazioni dei redditi, spese effettuate, informazioni fornite dallo “spesometro”. Il “no” della Commissione. La commissione Giustizia del Senato si è espressa a maggioranza, con un parere contrario a tre articoli del testo licenziato dal governo: il primo riguarda il Tribunale delle imprese; il secondo l’articolo 9 sulle professioni regolamentate, che introduce l’abolizione delle tariffe; quello che riguarda l’efficienza produttiva del risarcimento diretto e del risarcimento in forma specifica. Inequivocabile il commento del presidente della Commissione, Filippo Berselli (Pdl): “Si trattava di norme inaccettabili nel merito e che comunque non sarebbero dovute rientrare in un decreto legge, non solo per la mancanza dei requisiti di necessità ed urgenza, ma anche perché non si prestavano ad un serio e costruttivo confronto”. L’auspicio è che “il governo prenda atto di questo motivato parere e ne tragga le dovute conseguenze”, ha concluso. Bankitalia sulle liberalizzazioni. Il processo di liberalizzazioni “è una strada obbligata per far uscire l’economia italiana dalla condizione stagnante degli ultimi 15 anni”. Lo afferma il vice direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, in audizione in commissione Finanze al Senato, secondo il quale “il complesso delle misure di liberalizzazione che il governo ha presentato segna un importante avanzamento nel percorso che deve portarci alla piena concorrenza in tutti i mercati in cui essa è possibile”. “La concorrenza è innanzitutto un fondamentale fattore di equità sociale”, aggiunge Rossi. Che spiega: “Dove opera la concorrenza gli acquirenti di qualunque bene o servizio sanno di poter trovare il prodotto migliore al prezzo più basso possibile”. La proposta dell’Idv. E’ contenuta in una mozione cui il governo ha fatto sapere di guardare con interesse. L’idea è quella di incrociare i dati dei redditi e quelli delle spese senza dover più andare a cercare “quanto reddito è stato prodotto, ma quanto è stato consumato, quanti soldi cioè sono stati spesi”, grazie anche alla possibilità che il governo Monti ha dato all’Agenzia delle entrate di accedere alle varie banche dati. Nel corso della conferenza stampa di presentazione Antonio Di Pietro parla di “una vera rivoluzione copernicana”. “Il governo fa sapere di essere interessato alla nostra proposta che andrebbe a rafforzare il decreto liberalizzazioni? Bene, vediamo se passeranno dalle parole ai fatti…”, afferma l’ex pm. Solo aggregando questi dati, insiste il capogruppo dell’Idv alla Camera Massimo Donadi, “sarà possibile avere informazioni più precise che consentiranno così di recuperare l’evasione fiscale”. E ogni volta che ci sarà disparità tra le informazioni raccolte, l’Agenzia delle entrate invierà una lettera al contribuente per chiedere spiegazioni. Se queste non saranno sufficienti a giustificare la spesa sostenuta, scatteranno tutti gli accertamenti del caso. “Si farebbe poi – aggiunge Donadi – un ‘patto d’onore’ governo-contribuente per far sì che un euro recuperato dall’evasione sia un euro in meno di tasse. Riducendo le tasse si potrà davvero rilanciare l’economia italiana. E sarebbe un’arma potente anti-criminalità” visto che “sono le mafie i più grandi ‘produttori’ di spese non giustificate”. Ma per ‘cristallizzare’ questo nuovo modo di combattere l’evasione fiscale, sostengono i due esponenti dell’Italia dei valori, si dovrà mettere a punto una ‘norma ad hoc’. E l’Idv, a questo proposito, fa sapere di aver elaborato uno specifico disegno di legge. Altri strumenti da inserire nel quadro di questa proposta sono, tra gli altri, la ‘tax gap’, cioè la previsione annuale del recupero dell’evasione fiscale che dovrà essere fatta ogni anno dal governo e, si legge nella mozione, l’inserimento dell’obbligo per il contribuente di riportare, in un prospetto allegato alla dichiarazione dei redditi, beni, immobili e attività finanziarie che si hanno in Italia e all’estero di qualsiasi tipologia.

 

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