È proprio nel cuore della Sanità, nella piazza sulla quale si affaccia la chiesa Santa Maria della Sanità che si sono date appuntamento le scuole del quartiere per inaugurare l’anno scolastico. La Sanità, che è un quartiere notoriamente definito “difficile”, purtroppo può intestarsi uno dei peggiori primati cittadini e, probabilmente, nazionali: il 40% di dispersione scolastica giovanile. L’assessore alle politiche sociali della III Municipalità, Laura Mormile, presente in piazza e molto attiva sulla questione, ha rilasciato un’intervista al quotidiano NapoliToday dichiarando che “ i dati che emergono fanno paura ed indicano di certo le difficoltà sociali che vive il quartiere” Rimettere al centro la scuola – ha continuato l’assessore – significa ridare senso alle giovani generazioni e questo è un presupposto essenziale per sottrarre manovalanza alla criminalità. In realtà il problema non riguarderebbe molto le prime fasi dell’infanzia. Un’impennata significativa nei dati di dispersione scolastica inizia però a registrarsi già nelle scuole medie fino al primo biennio di superiori. È a partire da questi dati che scuole, municipalità e centri educativi hanno firmato un protocollo di rete impegnandosi a sviluppare un coordinamento dell’intera comunità educante finalizzato alla presa in carico di tutti i bambini a partire dai sei anni per accompagnarli fino al diploma. Pare che questo protocollo preveda percorsi che vadano ben oltre le semplici attività scolastica coinvolgendo i ragazzi anche attraverso attività extra-scolastiche al fine di prevenire il fenomeno della dispersione. È dalla scuola media che si iniziano già ad apprezzare i primo segnali di disaffezione nei confronti della scuola – ha dichiarato Pasquale Vitello, preside dell’Istituto comprensivo Volino Croce – e, almeno in parte, incide la poca capacità educativa di alcune famiglie. In realtà pare cosa semplice scaricare su famiglie, spesso indigenti e con bassi livelli di istruzione, la responsabilità di dati così pesanti in materia di dispersione. La verità è che in quartieri come la Sanità, tra i più poveri della città, la criminalità organizzata esiste e fa proseliti, anche fra i più piccoli, nella misura in cui è assente lo Stato. Il continuo incremento di posti di blocco e ronde, così come ormai è chiaro a tutti , è solo la rappresentazione plastica di un Stato che da un lato mostra i muscoli e, dall’altro, sottobanco, tira calci. Quartieri come la Sanità, Forcella e Quartieri Spagnoli, per non parlare poi delle periferie, avrebbero bisogno di meno polizia e più investimenti in lavoro e cultura.

Luca Leva

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