Sono preoccupati per il loro destino. Per aver visto, nel giro di pochi mesi, un futuro precario trasformarsi in un presente inesistente. Per questo dalla mattinata di ieri i lavoratori della Evoluzione Maglia S.r.l. di Caserta hanno deciso di occupare lo stabilimento che sorge alle porte del capoluogo. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la diserzione, da parte dei vertici aziendali, di un incontro fissato all’assessorato del lavoro proprio ieri mattina.
Durante la riunione sindacati e proprietà avrebbero dovuto discutere sulle ultime decisioni adottate dall’azienda di proprietà del gruppo Baldetti. “Dal primo giorno di quest’anno – ha raccontato Angelo Papadimitra, segretario della Filtcem Caserta – Evoluzione Maglia ha vietato arbitrariamente l’accesso allo stabilimento ai lavoratori assunti a tempo indeterminato mettendoli in permesso non retribuito, mentre sta portando a scadenza tutti gli altri contratti”. Circa settanta in tutto i lavoratori interessati dalla vertenza, una quindicina dei quali assunti con contratti a tempo determinato quando, cinque mesi fa, l’azienda ha deciso di chiudere. “Questa è l’ennesima decisione presa in sfregio a tutte le regole e a tutte le persone che hanno lavorato in quest’azienda fino al momento della sua chiusura” secondo Papadimitra. Solo tre anni fa Evoluzione Maglia, era stata fra le aziende aventi diritto ai fondi elargiti in base alla legge 488 del 1992 e destinati allo sviluppo locale. Circa un anno fa, però, la decisione di dismettere il sito casertano, e molto probabilmente anche quello di Arezzo sempre di proprietà della Fast Fashion per emigrare verso l’estero. Nell’est Europa con più precisione, dove si trova manodopera a miglior mercato. Una doccia fredda per i dipendenti casertani che in tutta risposta tennero in ostaggio per un paio di settimane, all’interno dello stabilimento, i tir sui quali ritenevano fossero stati caricati i macchinari da trasferire in Bulgaria. Da allora la trattativa tra Cisl e Cgil da un lato e management dall’altro è sempre stata tesa. Una situazione che nello scorso novembre aveva portato i sindacati ad inviare i decreti ingiuntivi per due mesi di stipendio non incassati dai dipendenti causa l’errato invio della documentazione sulla cassa integrazione. “Al momento attuale ci troviamo in una situazione molto preoccupante, perché a quanto ne sappiamo la stessa Confindustria ha difficoltà a contattare l’azienda” a affermato Antonio Campanile, segretario provinciale della Femca Cisl che con la Filtcem è in prima linea sin dallo scorso marzo. “La strategia dell’azienda sembra essere quella di voler allungare i tempi poiché allo stato attuale siamo sicuri di vincere le cause intentate dai lavoratori”. Idea condivisa dal collega della Cgil secondo il quale “Una volta incassati i fondi ora vanno via nel peggiore dei modi, tenendo in vita solo i contratti necessari per continuare a prendere i contributi e concludere la vendita del capannone industriale”.
Alessandro Dorelli