Saranno inviati ispettori del ministero dell’Istruzione per far luce sul caso sollevato nella giornata di ieri dalla mamma di un bambino di 5 anni autistico escluso da una recita di natale organizzata nella classe che frequenta presso una scuola privata di Afragola.
“L’esclusione di un bambino affetto da autismo dalla rappresentazione di Natale a scuola ha dell’incredibile, è un episodio a cui non si riesce a credere. Personalmente, non voglio crederci! La scuola dovrebbe essere il luogo dell’inclusione per eccellenza e se davvero questo episodio assurdo venisse accertato ci sarebbero gli estremi per iniziative gravi da parte del Ministero dell’istruzione che mi auguro vorrà fare tempestivamente piena luce sull’accaduto. Ad ogni modo, presenterò un’interrogazione parlamentare così da sollecitare il ministro Fioramonti a un pronto intervento per chiarire quanto accaduto attraverso l’invio degli ispettori del ministero presso questa scuola di Afragola e, qualora se ne ravvedano gli estremi, per chiedere di procedere con le sanzioni del caso”. Così, in una nota, la presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, Licia Ronzulli.

Il caso è emerso ieri, dopo che la mamma del bambino di 5 anni ha appreso che suo figlio non avrebbe partecipato alla recita e senza avere alcuna comunicazione da parte del personale scolastico. Esclusione motivata solo successivamente e con argomentazioni molto discutibili. La maestra ha inviato un messaggio alla donna dicendole che era stato escluso perché il bambino non parla e non riesce a stare in fila con gli altri alunni. “Lo so che il mio piccolo non avrebbe partecipato – ha dichiarato ieri la mamma – so che non parla e non riesce a stare in fila, non c’è bisogno che lo sottolineasse la maestra, ma per me era importante anche solo vedere il suo nome su quella lista e vederlo quel giorno lì, a saltare e divertirsi a modo suo, a vedere quel suo sorriso dolce, sogno infranto da chi lo ha emarginato invece di integrarlo”. E anche la dirigente ha detto la sua affermando che il bambino doveva essere trattato come tutti quanti perché non in possesso della “104”. Ma la donna ha opposto valide ragioni anche questo punto: “È vero, mio figlio non ha la 104 e l’insegnante di sostegno ma questo lo sanno benissimo poiché sono in possesso della diagnosi funzionale e di tutte le certificazioni ufficiali, anche della struttura dove il bambino è in cura e, soprattutto, poiché il piccolo non è autosufficiente, oltre alla retta ricevono un extra per assisterlo nei suoi bisogni primari”.

 

 

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