Quale periodo migliore dell’emergenza coronavirus per sfornare come se nulla fosse una raffica di determine di liquidazione per quattro progetti per un totale di 1.026.868 euro? Non si smentisce mai Ludovico Di Martino. Il responsabile dell’Ambito socio-sanitario C6, fedelissimo del sindaco di Casaluce Antonio Tatone e in simbiosi da 11 anni con l’ex primo cittadino Rany Pagano, oggi assessore plenipotenziario, ha messo mano alla tasca dei contribuenti per pagare il compenso a Rodolfo De Rosa, presidente di commissione per l’aggiudicazione dei progetti. Tra qualche riga approfondiamo. Prima una piccola parentesi. Sotto la gestione allegra di Rany Pagano, allora sindaco di Casaluce, che era l’ente locale capofila del C6, nelle casse dell’Ambito sono transitati circa 25 milioni euro. Oltre che da Casaluce l’organismo sovracomunale è composto da Aversa (capofila dall’ottobre 2019), Carinaro, Cesa, Gricignano, Orta di Atella, Sant’Arpino, Succivo e Teverola. Durante il Paganesimo lo sport più praticato è stato il nepotismo. Non nell’accezione figurata. Ma proprio nel senso che i nipoti di Pagano e di Nicola Marino, all’epoca assessore e attualmente consigliere di maggioranza della coalizione griffata Tatone, hanno fatto affari d’oro attraverso la coop Gioia di Vivere, di cui sono consiglieri di amministrazione, incassando 2,5 milioni di euro.

Ne abbiamo parlato diffusamente nelle precedenti puntate della nostra inchiesta. Abbiamo un po’ allentato la presa dopo la “sfiducia” nei confronti del duo Tatone-Pagano e di Di Martino da parte dei sindaci Alfonso Golia (Aversa), Nicola Affinito (Carinaro), Enzo Guida (Cesa), Vincenzo Santagata (Gricignano di Aversa), Giuseppe Dell’Aversana (Sant’Arpino) e Giovanni Colella (Succivo). La speranza, che è sempre l’ultima a morire, era che i tre moschettieri Tatone-Pagano-Di Martino alzassero bandiera bianca. Invece prima o poi, seppure per ultima, muore anche la speranza. E i lupi perdono il pelo ma non il vizio. Ecco che abbiamo scoperto un altro “caso strano”. Come detto, quello della nomina di Rodolfo De Rosa a presidente di commissione per l’aggiudicazione di quattro bandi che complessivamente ammontano alla stratosferica cifra di oltre un milione di euro. Chi è De Rosa? È l’attuale coordinatore dell’Ambito C17 (Sant’Antimo Comune capofila).

Ma soprattutto è un uomo con poteri da supereroe. Quando si tratta di valutare i progetti delle cooperative sociali partecipanti ai bandi dell’Ambito C6 De Rosa è spesso e volentieri il presidente della commissione esaminatrice. Un giudicatore instancabile. Forse unico. Visto che è stato scelto lui per aggiudicare il “Servizio di segretariato sociale” (costo: 144.918 euro), il “Servizio di assistenza domiciliare ai disabili” (costo: 189.904 euro), il “Servizio di assistenza scolastica specialistica per alunni h” (costo: 216.697 euro) e il servizio di “Assistenza domiciliare a favore di persone anziane ultrasessantacinquenni non autosufficienti” (costo: 475.347). Totale: 1.026.868 euro. Dando per scontate le doti professionali di Rodolfo De Rosa, una domanda nasce spontanea trattandosi peraltro di progetti di diversa natura: è normale che lo stesso commissario di gara valuti bandi per una spesa pubblica di oltre un milione di euro? Non sarebbe stato meglio optare per più presidenti di commissione?

A quanto pare no. Del resto possiamo anche comprenderlo. Pagano, Tatone e Di Martino sono allergici alle turnazioni. Non a caso per un decennio le cooperative sociali che si sono aggiudicate i bandi sono state praticamente sempre le stesse nonostante la normativa stabilisca con estrema chiarezza che si debba seguire il criterio della rotazione per garantire trasparenza e efficienza. Ma gira e rigira non si va oltre una decina di coop predilette. I superpoteri di De Rosa si manifestano anche nella sua forza magnetica di ottenere la liquidazione dei compensi mentre tutti i membri delle quattro commissioni finora non hanno visto un euro. Un caso unico. Come quello dell’Ambito C6.

Mario De Michele

(continua)

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