Mascherina obbligatoria da domani in tutti i luoghi chiusi con libero accesso al pubblico e in alcune Regioni (Campania, Lazio, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna) anche all’aperto. Ma le raccomandazioni di governo e comitati scientifici sono tutte volte a un corretto utilizzo dei dispositivi, al di là dello scontro sui prezzi d’acquisto, tema sul quale ieri è intervenuto anche il commissario straordinario Domenico Arcuri a ribadire che in 50mila punti vendita in Italia le mascherine chirurgiche sono disponibili al costo di 0,50 centesimi dal momento che costituiscono un bene di prima necessità. Proprio per il largo e frequente impiego il ministero della Salute raccomanda attenzione nell’acquisto delle mascherine chirurgiche che devono rispondere a determinati requisiti tecnici ed essere provviste di apposita approvazione. Dunque: stare alla larga da mascherine fai-da-te, peggio se provenienti da oscuri produttori orientali e commercializzate al di fuori dei canali ufficiali. Anche in Italia centinaia di aziende e laboratori si sono messi a produrle ma alle prove di collaudo non passa più del 5 per cento.

MASCHERINE CHIRURGICHE Le mascherine chirurgiche hanno lo scopo di evitare che chi le indossa contamini l’ambiente, in quanto limitano la trasmissione di agenti infettivi. Il principio è semplice: non proteggono chi le porta da agenti esterni ma impediscono a chi le indossa di immettere le proprie particelle nell’ambiente. In pratica, non proteggo me, ma proteggo gli altri da me. E se tutti le indossano, la protezione diventa reciproca. Le mascherine chirurgiche, per essere sicure, devono essere prodotte nel rispetto della norma tecnica Uni En 14683:2019 che prevede caratteristiche e metodi di prova, indicando i requisiti di resistenza a schizzi liquidi, traspirabilità, efficienza di filtrazione batterica, pulizia da microbi. Sono realizzate con tre strati di materiali sovrapposti: un materiale soffiato a fusione posizionato tra due strati di tessuto non tessuto. Lo strato mediano, quindi quello di materiale soffiato, ha la funzione di filtro che impedisce alle particelle di entrare e uscire dalla maschera. Non è efficiente come quello di una maschera FFP 2 o 3, ma può arrivare al 90 per cento di protezione. Questo dipende anche dal livello di protezione della mascherina, che può andare da una protezione minima a una protezione di livello 3. Solitamente per lo strato filtrante si utilizza il polipropilene, un polimero termoplastico, con una densità di 20/25 grammi per metro quadro. Le mascherine possono anche essere realizzate in polistirene, policarbonato, polietilene o poliestere. Questo strato filtrante viene poi racchiuso da due livelli di tessuto non tessuto, un materiale ecologico composto a sua volta da tre o quattro strati. Il processo di assemblaggio finale prevede l’utilizzo di macchinari in grado di assemblare il tessuto non tessuto dopodiché le mascherine vengono sterilizzate. Una volta realizzate, le maschere devono superare alcuni test per assicurare la loro efficacia. Cinque in particolare: l’efficacia del filtraggio dei batteri in vitro, l’efficienza del filtraggio delle particelle, la resistenza al respiro senza perdere forma e garantendo la ventilazione, la resistenza agli spruzzi e l’infiammabilità. Il livello di protezione e quindi il livello di filtraggio, dipende dalle fibre, dal metodo di produzione e la struttura dell’intreccio del materiale plastico.

MASCHERINE FFP2 E FFP3 I facciali filtranti (mascherine FFP2 e FFP3) sono utilizzati in ambiente ospedaliero e assistenziale per proteggere l’utilizzatore da agenti esterni (anche da trasmissione di infezioni da goccioline e aerosol): essi sono certificati sulla base di norme tecniche armonizzate Uni En 149:2009 e dal marchio Ce. Le mascherine FFP2 e FFP3 sono raccomandate per proteggere in particolare medici e operatori sanitari esposti da agenti infettivi.

ALTRI TIPI DI MASCHERINE Ogni altra mascherina in commercio, diversa da quelle sopra elencate, non è un dispositivo medico né un dispositivo di protezione individuale ma può essere prodotta sotto la responsabilità del produttore che deve comunque garantirne la sicurezza (per esempio materiali non tossici). Per queste mascherine non è prevista alcuna valutazione dell’Iss e dell’Inail. Cosa si fa con questo tipo di mascherine? Ricadono genericamente sotto la dicitura «filtranti». Nella Fase 2 il decreto Cura Italia (all’articolo 16) ne autorizza l’utilizzo giustificato dal largo impiego per tutti i cittadini «senza l’obbligo della marcatura Ce», quindi in deroga alla certificazione 14683 che resta invece obbligatoria per classificare i dispositivi di protezione sanitaria.

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