NAPOLI – I dati parlano chiaro: la precarietà è donna. Oltre il 50% delle lavoratrici tra i 15 e i 24 anni è atipica e oltre un quarto delle giovani occupate dai 25 ai 34 anni ha un’occupazione instabile (dati III rapporto IRES). Una condizione che non è una scelta, per la stragrande maggioranza delle lavoratrici ma una scelta obbligata.
Perchè l’occupazione femminile, che pure è un moltiplicatore di ricchezza, fa paura ad uno stato inefficiente che utilizza la donna come ammortizzatore sociale. Un retaggio culturale di matrice maschilistica e pater familista che costringe la donna alla marginalità e alla negazione di sé. Una donna su cinque è costretta a lasciare il lavoro con la nascita del primo figlio. Molte donne sono costrette ben prima e cioè con la scoperta della gravidanza a scegliere tra maternità e lavoro. In un tale scenario la condizione di precarietà aggrava una condizione che già di per sé viene resa debole perchè una donna precaria è precaria due volte: in quanto donna donna e perchè atipica, ovvero povera, con un reddito medio di 7400 euro l’anno, quando glielo danno lo stipendio vista la diffusione dello strumento dell’associazione in partecipazione nel settore rosa per eccellenza, il commercio. Nidil Napoli e Campania, la categoria CGIL che riunisce i lavoratori atipici, sarà presente all’iniziativa della Camera del Lavoro di Napoli “Donne e Lavoro, prospettive in tempo di crisi” dell’8 marzo e parteciperà alla protesta delle donne campane in solidarietà delle lavoratrici OMSA di Faenza non indossando le calze. “Denunciamo la completa assenza di iniziative da parte della Giunta Caldoro, sin dal suo insediamento, a favore dell’occupazione femminile e rivendichiamo misure a sostegno delle donne per l’inserimento e il reinserimento femminile, per il microcredito e politiche sulle pari opportunità”.