Anche nel suo ultimo atto Gianni Colella ha perso l’occasione per mostrare un minimo di attributi politici. Ha motivato le sue dimissioni da sindaco di Succivo con una nota infarcita di retorica guardandosi bene dallo spiegare ai cittadini le vere ragioni alla base del suo addio. La decisione, maturata con notevole sofferenza, – ha affermato l’ormai ex primo cittadino – viene assunta in assoluta serenità e nella consapevolezza di aver operato scelte positive nell’interesse della collettività che, spero, produrranno benefici per la cittadinanza tutta. Come detto sin dal primo giorno d’insediamento, la porta dell’ufficio del Sindaco è rimasta sempre aperta a tutti i cittadini”. Dando per letti i riferimenti a “onestà, diligenza, coerenza, abnegazione e spirito di servizio”, solo nella parte finale della nota Colella fa riferimento all’impossibilità di governare “visti i contrasti all’interno della maggioranza”.
Ecco, questo è il punto politico-amministrativo. Da cosa nascono e quali sono i contrasti sorti in maggioranza? Di fronte a una decisione così drastica, seppur presa a pochi mesi dal voto (previsto tra la primavera e l’autunno), il sindaco ha il dovere di fare chiarezza. Altrimenti quando sostiene di aver compiuto “un atto di coraggio e non di resa o sconfitta” non fa altro che blaterare parole vuote. Che anzi si riempiono di ipocrisia. È un fatto notorio infatti che la molla delle dimissioni è scattata per il gioco politico sporco del gruppo che fa capo al vicesindaco Salvatore Papa. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la variante al progetto per la ristrutturazione dello stadio. Ben 52mila euro concessi alla ditta dal responsabile dell’Utc Pino De Rosa con un’istruttoria poco e male istruita (ne parleremo prossimamente).
Tutto l’universo mondo sa che Papa già da mesi è a lavoro per allestire la lista da lui capeggiata. Ne faranno parte i componenti dell’’amministrazione uscente Gabriele Luongo, Imma Marsilio, Claudio Perrotta e ovviamente il fido Aniello Tessitore. Di fatto Colella è da anni ostaggio politico di Papa. Una condizione alla quale non si è opposto pur di non perdere la fascia tricolore. Ma proprio da quello status di inferiorità si è giunti all’epilogo finale. Papa ha occupato le praterie lasciate libere da Colella. E il sindaco dimissionario è rimasto praticamente solo, fatta eccezione per Imma Iovinella e Anna Russo. La famiglia di Papa, esponente del Pd, potrebbe allargarsi a dismisura. Il presidente del consiglio comunale uscente Raffaele Ercolano è in fase di riflessione. Così come Francesco Morelli, rappresentante dell’opposizione. A spingere per l’accordo tra quest’ultimo e Papa è l’assessore Ernesto Di Serio di Sant’Arpino. Lui e Morelli sono cognati. Sul carro pontificale sono pronti a salire anche i fratelli Pascale, a loro volta legati a Di Serio. Quando ci sono di mezzo i Pascale c’è inevitabilmente di mezzo anche il Castello di Teverolaccio. Prima di decidere che pesci prendere Livia Maglioli si deve consigliare con lo zio Salvatore D’Angelo, in passato coordinatore di quello che oggi è l’Ambito socio-sanitario C6.
Il raggruppamento guidato da Salvatore Papa potrebbe diventare una vera e propria ammucchiata qualora anche Antonio Tinto, leader di Primavera Succivese, dovesse accodarsi. Qualcuno del gruppo dello stimato avvocato, persona perbene e seria, già va dicendo che Salvatore Papa non è poi come lo zio Franco Papa, già sindaco democristiano. Beh, questo è vero. Franco è un intellettuale. Salvatore no.
Michele Apicella
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