L’isola ecologica di Sant’Arpino non era munita delle autorizzazioni necessarie per essere utilizzata come impianto di stoccaggio ma la soluzione adottata, seppure irregolare, era sostanzialmente finalizzata a evitare la permanenza dei rifiuti nelle strade e quindi a scongiurare conseguenze maggiormente gravose per il territorio. È uno dei passaggi fondamentali contenuti nella richiesta di archiviazione formulata dal pm Paola Da Forno nel procedimento a carico del sindaco Giuseppe Dell’Aversana. Richiesta accolta dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale Napoli Nord Antonella Terzi. Nell’inchiesta era coinvolto anche Luigi Barbato, titolare della Barbato Holding, ditta affidataria del servizio di raccolta dei rifiuti, pure lui archiviato. Il primo cittadino, difeso dall’avvocato Raffaele Costanzo, è stato prosciolto da tutte le ipotesi di reato. L’isola ecologica, sequestrata dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico il 24 ottobre 2019, si era trasformata col passare degli anni in un sito di raccolta di rifiuti di ogni genere. Rifiuti non pericolosi, se non un piccolo tubo in amianto, come precisa lo stesso pubblico ministero, che sottolinea come l’area fosse pavimentata per la maggior parte della sua estensione.

Giuseppe Dell’Aversana

Durante il blitz il Noe segnalò la presenza di rifiuti di varia tipologia, ben suddivisi tra loro, quali vetro, ingombranti, pneumatici, sfalci, plastica posti all’interno di cassoni. L’area era stata consegnata dall’amministrazione comunale all’impresa appaltatrice, che avrebbe dovuto realizzare gli interventi idonei al regolare utilizzo dell’impianto. Inoltre, nel motivare la sua richiesta di archiviazione nei confronti di Dell’Aversana, il pm Da Forno rimarca che l’utilizzo dell’impianto non era destinato ad effettuare uno smaltimento dei rifiuti non corretto, ma la mera raccolta temporanea dei rifiuti in vista del successivo smaltimento. Il sopralluogo del Noe non ha fornito elementi idonei ad individuare il periodo di permanenza dei rifiuti presso l’area e se la durata di deposito avesse o meno superato per ciascuna tipologia i termini consentiti. È invece emerso che nel capitolato d’appalto era previsto che l’appaltatore dovesse provvedere all’adeguamento strutturale dell’isola ecologica. L’elemento dirimente che ha fatto propendere la bilancia dal lato di Dell’Aversana, messo in evidenza in modo puntuale dall’avvocato Costanzo, è stato il provvedimento di chiusura dell’isola ecologica adottato dall’amministrazione già più di un mese prima dell’intervento del Noe. Il pm infatti fa notare come il Comune abbia celermente inibito l’utilizzo dell’area e provveduto correttamente all’attività di bonifica, manifestando la volontà di regolarizzare la gestione dell’area sin lì utilizzata di fatto pur in attesa del relativo adeguamento. Insomma, il sindaco e la giunta hanno operato per scongiurare un’emergenza ambientale (rifiuti nelle strade) e poi sono intervenuti per rimettere a norma l’isola ecologica.

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