Altro che domenica delle Palme. Quella vissuta ieri a Orta di Atella è stata una domenica bestiale, direbbe Fabio Concato. La città dell’agro aversano sarebbe stato il set ideale per un film stile “Un giorno di ordinaria follia” o “Quel pomeriggio di un giorno da cani”. L’omelia del parroco Paolo Gaudino (audio in basso) si è trasformata in un’invettiva, senza esclusione di colpi, contro la triade commissariale composta da Franca Buccino, Maria Rosa Falasca e Lucia Guerriero, tre validissime rappresentanti della Prefettura di Caserta. La mela avvelenata è caduta dall’albero delle multe comminate nei giorni precedenti dai vigili urbani agli automobilisti che avevano parcheggiato nello spiazzale accanto alla chiesa di San Massimo Vescovo. Verbali ritenuti illegittimi da don Gaudino, che nell’omelia della messa delle 11.30 dedica ben 4 minuti alla vicenda lanciando strali infuocati contro i commissari prefettizi, approdati alla guida del Comune in seguito allo scioglimento del civico consesso per presunte infiltrazioni camorristiche.
All’ingresso della chiesa ha fatto affiggere anche locandine con una foto del piazzale, risalente in verità a tempo immemore, come si evince dalla segnaletica (la P di parcheggio sembra anteguerra). “Da qualche giorno – dice il parroco durante la messa – stanno venendo a mettere le multe alle macchine che parcheggiano sul sagrato a destra e a sinistra dicendo che è una piazza, dato che noi non lo sappiamo se è una piazza, perché io da ventun anni che sto qua, là hanno sempre parcheggiato e dato che insomma, non è mai successo niente, mo’ se so scetat e dicono no quella è na’ piazza. Quando è diventata una piazza? Ci deve stare un nome? Come si chiama questa piazza? O no? Ci sta scritto? Ce lo devono dimostrare? Ci deve essere un decreto di elezione? Una delibera che dice che è una piazza?”. Dalle parole del parroco si desume che all’indomani delle prime multe abbia chiesto chiarimenti agli organi preposti, al comando vigili (così si dice) e soprattutto alla triade commissariale.
Infatti don Gaudino chiama in causa proprio una “commissaria prefettizia”. “No, ma quello voi siete illegali, questo è un paese di camorristi. Io mi onoro di essere il parroco di questo paese che non è di camorristi, se qualcuno è stato camorrista so chiann iss e a cuscienz soja, ma questo non significa che tutto il popolo di Orta è camorrista e che, parole di commissaria prefettizia, “Ci vorranno quattro generazioni di laureati che hanno la mentalità camorrista per togliere questo tipo di ragionamento da mezzo”. E allora – ha aggiunto don Gaudino – dato che poi per fortuna a’ storia si fa con i fatti, questa è una foto, l’ho messa pure fuori la porta della Chiesa dove ci sta nu bell cartiell che dice P che non significa Paglialone, significa parcheggio, e allora l’italiano non è un’opinione, e allora non si può inventare, se scetan a matin chiamman e dicn mettimm e mult”. Al netto dell’eloquio molto forbito, da far invidia ai gesuiti più preparati, finanche a Papa Ratzinger, quello che lascia di stucco dell’omelia del parroco è la parte sull’illegalità diffusa ad Orta di Atella. “Qui di illegalità ci sta tantissima da sradicare ma nun cià putimm piglia’ pa’ pover gente, non ci possiamo prendere il lusso di multare un anziano e poi tutti i vandali che distruggono e giocano a pallone pe’ miezz a vie e copp piazzetta del Rosario nun si fa niente, compreso gli spacciatori che dalla mattina alla sera stanno qua fuori”. In pratica il parroco ha pubblicamente accusato non solo la commissione straordinaria e la polizia municipale ma soprattutto i carabinieri di Orta di Atella di non fare nulla nel contrasto allo spaccio di droga. Se fosse vero sarebbe gravissimo. E soprattutto, visto che lui stesso dice che si spaccia addirittura davanti alla chiesa, una domanda è d’obbligo: don Paolo Gaudino ha mai fatto segnalazioni o presentato esposti alle forze dell’ordine? Preghiamo per avere una risposta. Una cosa è certa: qualora alle prossime comunali ci fosse difficoltà a trovare il nome di un buon candidato sindaco basterà bussare al portone della chiesta di San Massimo.
L’AUDIO DELLA PARTE DI OMELIA RIGUARDANTE IL CASO MULTE