Per quantificare il disastro finanziario in cui versa il Consorzio Idrico Terra di Lavoro basta appoggiare sulla scrivania il bilancio 2019 con gli allegati: la relazione sulla gestione, la nota integrativa e la relazione del collegio dei revisori dei conti. Ne esce un quadro a tinte rosse. Lo stato patrimoniale ammonta a 223.095.597 di euro ma il patrimonio netto segna un -19.601.239 di euro. A fronte di crediti per 213.804.871 di euro si registra infatti un totale debiti di 236.393.209 di euro. Da qui il gigantesco buco di quasi 20 milioni di euro. Non solo. Il conto economico presenta un valore della produzione di 18.813.898 euro, mentre i costi produttivi toccano quota 18.807.763 di euro. Una tale situazione finanziaria ed economica avrebbe richiesto una nota integrativa molto dettagliata ed una relazione sulla gestione con un piano credibile di risanamento. E invece, come abbiamo rilevato nelle precedenti puntate, dalla nota integrativa non è possibile chiarire la provenienza e la natura di alcune voci di bilancio. Una “voce” indicata in modo molto generico è quella riguardante le immobilizzazioni immateriali, esposte per 4.034.445 di euro nell’esercizio 2019 (ammontavano a 2.091.517 di euro nel 2018) e indicate come “Spese per adeguamento rete idrica”. Cosa sono le immobilizzazioni immateriali? Sono attività caratterizzate dalla mancanza di tangibilità, cioè costituite da costi che non esauriscono la loro utilità in un solo periodo ma manifestano i benefici economici lungo un arco temporale di più esercizi. Tali benefici includono i ricavi originati dalla vendita di prodotti o servizi, i risparmi di costo o altri benefici derivanti dall’utilizzo dell’attività immateriale. Nel conto economico vanno espressi gli ammortamenti, le plusvalenze e le minusvalenze delle immobilizzazioni immateriali. Nella nota integrativa tutto viene liquidato con “Spese per adeguamento rete idrica”.
Peggio ancora per le immobilizzazioni materiali, che sono i beni di uso durevole destinati a concorrere a un processo produttivo pluriennale. Su questa importante “voce”, con un’esposizione di 4.652.331 di euro, non sono elencati nel dettaglio i movimenti all’interno della nota integrativa. Al netto degli allegati, che pure sono parte rilevante dello strumento contabile, il bilancio 2019 dell’Idrico presenta nella sua interezza dubbi sui principi di chiarezza, veridicità e correttezza. Per chiarezza la legge intende che il quadro economico deve essere trasparente e comprensibile a tutti i destinatari. Lo stato patrimoniale e il conto economico devono seguire una sequenza logica di esposizione dei dati. E la nota integrativa deve fornire informazioni per rendere più comprensibili i conti di bilancio. La veridicità si applica sia alle quantità oggettive che alla credibilità delle stime. Infine per correttezza si intende il rispetto delle norme di legge e delle regole amministrative, oltre che l’applicazione di criteri di valutazione tecnicamente corretti. Contrariamente ai principi normativi l’esercizio finanziario 2019 del Terra di Lavoro appare redatto con superficialità e approssimazione con macroscopiche contraddizioni tra cifre e con omissioni della nota integrativa che non ne consentono la comprensione. Una reale rappresentazione contabile dell’Idrico avrebbe fatto emergere un’azienda che rischia fortemente il default, con uno stato di palese sovraindebitamento (i debiti dichiarati di 236.393.209 euro superano abbondantemente tutto l’attivo dello stato patrimoniale di 223.095.597 euro), a fronte di crediti di 213.804.871 euro. Del resto, nella relazione sulla gestione del Consorzio, sono gli stessi amministratori a dichiarare che i debiti sono particolarmente difficili da recuperare. È forse l’unico passaggio in cui affermano la verità.
(continua…)
I COMUNI CHE COMPONGONO IL CONSORZIO IDRICO TERRA DI LAVORO