Napoli alla prova del green pass si è rivelata una città tutt’altro che impreparata e caotica. Tra i tanti turisti che ieri hanno affollato soprattutto il centro storico e i cittadini che si sono concessi una pausa dal lavoro, sono stati in pochi a presentarsi senza la certificazione verde all’ingresso dei locali al chiuso. Da una parte, il bilancio della prima giornata di cambiamenti e di nuove abitudini, ha mostrato una certa consapevolezza e necessità dei benefici derivanti dal lasciapassare verde, accolto di buon grado da tanti visitatori e tanti imprenditori. Dall’altra, il green pass è stato considerato una misura discriminante e fortemente penalizzante, per gli imprenditori e i ristoratori che non hanno aree all’aperto per le loro attività e che, tra l’altro, non potrebbero averle per motivi logistici visto che, spesso, si trovano incastonati tra i vicoletti e le stradine tipiche delle zone più antiche della città. Tra i possessori del lasciapassare ministeriale e chi non ne ha diritto, perché non vaccinato, c’è la platea degli orfani di green pass che avrebbero dovuto ottenerlo ma che, invece, sono possessori di certificazioni non valide e per loro, il primo giorno di restrizioni, è stata una vera beffa. A completare lo scenario delle prospettive da analizzare, c’è la grande quantità di stranieri che, nelle aree all’aperto, girano per Napoli senza indossare alcun tipo di mascherina, trasgredendo forse inconsapevolmente alla regola che vige in maniera ferrea nel capoluogo campano, così come nel resto della Campania. Ad alzare la voce, sono stati soprattutto i ristoratori senza tavoli all’aperto. Il malcontento dei ristoratori riguarda molte attività tra i vicoli dei Decumani.