“O taci, o di’ cose migliori del silenzio”. Roberto Iavarone evidentemente, e non desta meraviglia, non conosce Salvator Rosa. Altrimenti, invece di parlare a vanvera sul rogo al confine di Sant’Arpino, avrebbe seguito il saggio suggerimento del pittore affidandosi a un religioso silenzio. Ma con le elezioni sono alle porte è quasi impossibile tenere la bocca chiusa. E si blatera qualsiasi amenità pur di dire qualcosa, nonostante siano solo sciocchezze. All’indomani dell’incendio divampato sulla circumvallazione, in via Scalfaro, sul territorio tra Cesa e Sant’Antimo, ripetiamo tra Cesa e Sant’Antimo, ha lanciato a mezzo Fb strali infuocati, per restare in tema, contro l’amministrazione comunale di Sant’Arpino. “Che c’azzeccano Dell’Aversana e company?”, direbbe Di Pietro dei tempi d’oro. Nulla. Eppure Iavarone ha scritto il seguente post: “L’impossibilità per i cittadini di poter sostare all’esterno delle proprie abitazioni la vigilia di ferragosto causa incendio di rifiuti abbandonati, non raccolti e bruciati è la misura certa del fallimento di una amministrazione… il resto è vergogna!”. Piccola parentesi. Ormai nel linguaggio politico non c’è termine più abusato di “vergogna”. Suvvia, una variazione sul tema non sarebbe male anche per allenare il frasario di ognuno di noi. Nei comunicati stampa di Eugenio Di Santo, ad esempio, “vergogna” e vergognatevi” sono come il ritornello noioso di un brano di un neomelodico di quart’ordine. A proposito dell’ex sindaco che ha consigliato a Dell’Aversana di “girare l’Italia” e “far girare l’economia” rinunciando alle “trentennali vacanze senza spese a Baia Verde”, gli vorremmo chiedere cosa c’è di male e soprattutto che attinenza c’è con il dibattito politico (non siamo proprietari di abitazioni sul Litorale domizio, può fare una visura catastale). A Di Santo consigliamo di girare ogni tanto anche sulla Panda, non solo sulla Stelvio.
Ma torniamo al post di Iavarone. Il contenuto è destituito di ogni fondamento, almeno per quanto riguarda le responsabilità. Il Comune di Sant’Arpino non c’entra un fico secco, per dirla con Totò. Per impedire lo sversamento abusivo dei rifiuti poi dati alle fiamme sarebbero dovute intervenire nell’ordine le amministrazioni di Cesa e Sant’Antimo, competenti territorialmente. Iavarone da ex assessore non conosce nemmeno i confini del Comune? Peraltro è grazie al tenente Francesco Dell’Aversana, comandante della polizia municipale di Sant’Arpino, che sono stati allertati i vigili del fuoco di Napoli e Caserta limitando al massimo i danni. Il fatto che la maggioranza guidata da Sant’Arpino sia stata fallimentare, giudizio su cui concordiamo, non vuol dire che debba essere incolpata di qualsiasi cosa negativa. E ancora: non sarebbe il caso di puntare l’indice contro gli incivili che hanno appiccato l’incendio, visto che è quasi certamente doloso? Restiamo sul fallimento amministrativo denunciato da Iavarone. In particolare negli ultimi mesi è sotto gli occhi di tutti. Siamo d’accordo. Ma lo stesso ex assessore, pur bocciando l’operato della maggioranza, si siede puntualmente al tavolo delle trattative con i 6 moschettieri Gennaro Vitale, Ernesto Di Serio, Loredana Di Monte, Gennaro Capasso e Giovanni D’Errico e Ivana Tinto, cioè con 2 assessori, con il presidente dell’assise e con 4 consiglieri comunali. Evviva la coerenza! In tema di schifezze amministrative Iavarone è un po’ smemorato. Ha dimenticato che quando era assessore ha partecipato a spese del Comune ad un costoso master professionale. Quella sì che fu una vergogna ratificata con tanto di delibera di giunta. Egregio Roberto Iavarone o taci, o di’ cose migliori del silenzio.
Mario De Michele