Un ex studente universitario di origini indiane e’ stato condannato oggi da un tribunale americano, rischiando fino a 10 anni di carcere, per un atto di cyberbullismo nei pressi di New York, sfociato poi nel suicidio della vittima, un giovane gay.
I fatti risalgono al settembre del 2010, come ricorda con ampio rilievo il New Yok Times online. Dharun Ravi,un ex studente 18enne della Rutgers University (New Jersey), decide, con l’aiuto di Molli Wei, una collega asiatica, di filmare un incontro omosessuale di Tyler Clementi, un biondino con gli occhiali, colto e sensibile, gia’ promettente violinista all’orchestra sinfonica dell’Universita’. Ravi piazza una telecamera e lo riprende mentre si bacia con un altro ragazzo nella sua piu’ completa privacy. Il video ‘hot’ viene poi ‘postato’ su iChat, un programma di chat della Apple. L’impatto e’ devastante per Tyler che a quel punto e’ costretto a fare ‘coming out’. Quattro giorni dopo pero’ il protagonista del video sceglie di farla finita e si lancia dal ponte George Washington Bridge, nelle acque del fiume Hudson, a nord di Manhattan. La vicenda sciocca il Paese intero e desta grande sconcerto. Esperti del web scendono in campo e si interrogano sul cyberbullismo, oltre che sugli effetti pericolosi derivanti da un uso sconsiderato dei social network. Scendono in campo anche e le associazioni in difesa dei diritti dei gay che reclamano il diritto alla privacy e il rispetto delle differenze. Avvocati e pubblico ministero hanno dibattuto a lungo sui motivi che hanno spinto il giovane a spiare la vittima. Immaturita’ o malizia, si sono chiesti in molti. Domande che per il momento restano senza risposta. Di certo ci sono le prime reazioni di Ravi alla lettura della sentenza: ”sembrava che non reagisse alle parole del giudice mentre i suoi genitori gli sedevano accanto – scrive il Nyt -. Jane Clementi, la madre di Tyler, invece, era in lacrime alla lettura del verdetto”. Il Times precisa pero’ che Ravi non e’ stato accusato della morte del giovane. La giuria si e’ detta convinta che lo stesso Ravi non volesse intimidire Clementi, mentre ha concluso che la vittima aveva ragione di credere di essere perseguitata dal suo videooperatore. Una vicenda che sicuramente lascera’ il segno, scrivono i principali quotidiani americani, ma che aprono comunque il varco a tutta una serie di interrogativi riguardo alla piazza telematica e al modo di usarla.