Novecento nomi pronunciati come in una lenta, dolorosa via crucis hanno chiuso la grande manifestazione voluta da Libera per la 17/ma Giornata della memoria e dell’impegno per le vittime di mafia a Genova. In 100 mila hanno invaso la citta’ per dire no alla criminalita’ organizzata. Protagonisti i parenti delle vittime, quasi tutti provenienti dalle regioni piu’ a rischio come la Sicilia, la Calabria e la Campania, ma e’ stata l’Italia del coraggio e della consapevolezza a scendere in piazza per ricordare quel ”popolo di viventi” strappato alla vita da Cosa nostra, dalla ‘ndrangheta e dalla camorra.
Novecento nomi: accanto a Rizzotto, Impastato, Borsellino, Falcone, agli agenti delle loro scorte, a Chinnici, Dalla Chiesa, i nomi di uomini, donne e ragazzi sconosciuti. E sono sconosciuti anche i ragazzi che oggi hanno invaso Genova per dire no alla violenza della mafia. ”Siete meravigliosi” ha detto don Luigi Ciotti alla fine del corteo, dopo che in tanti si sono alternati sul palco a leggere quei nomi che sono scolpiti uno dopo l’altro nella memoria dell’antimafia piu’ vera. ”Il costante impegno nel rinnovare il ricordo delle donne e degli uomini vittime della criminalita’ mafiosa contribuisce a sottrarre alle organizzazioni criminali spazi e occasioni di penetrazione e di consolidamento nella societa”’ ha scritto il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato a don Ciotti stamani. Ed e’ vero: qui, tra questa gente che cammina con la fotografia del proprio caro massacrato appesa al collo, con un Tricolore in mano, con uno striscione con le parole di Falcone, la mafia non ha aria da respirare, non ha acqua di coltura, non ha terreno da conquistare. Genova dice in questo modo da che parte sta: questa citta’ che trovo’ la forza di liberarsi da sola dai nazifascisti dice che ci si puo’ liberare anche dalle infiltrazioni che ammorbano l’economia nel nord Italia. Perche’ la mafia non e’ piu’ ”quella con la coppola e con la lupara. Oggi e’ ben altro. La vera forza della mafia – ha detto don Ciotti – non sta dentro la mafia ma fuori da essa, in quella zona grigia costituita da segmenti della politica, delle professioni e dell’imprenditoria”. Anche il sindacato puo’ costruire armi efficaci contro la criminalita’ organizzata. Ricordando Placido Rizzotto, sindacalista ucciso 64 anni fa con altri suoi 42 compagni per le idee che difendeva in una Corleone avvelenata dalla cosca di Liggio, Maurizio Landini (Fiom) propone un ”nuovo modo di combattere l’ illegalita’ che passa attraverso una estensione dei diritti e l’ applicazione in modo esplicito e trasparente delle leggi nel nostro Paese. I sindacati – ha concluso – devono mettere un impegno maggiore su questo terreno in termini di contratti e intervento”. Al termine della manifestazione, i 100 mila sono sfiniti di stanchezza ma fieri e felici: tanti ragazzi hanno ascoltato quei 900 nomi con gli occhi lucidi e c’e’ ancora qualcuno che alza un cartello con incise le parole di Giovanni Falcone: ‘Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa’.