«Non so se mia mia madre si sarebbe potuta salvare, ma sicuramente la strada allagata ha ostacolato i mezzi di soccorso ed anche il carro funebre». La storia di Maddalena Mandile, 88 anni, morta sabato 27 novembre, e raccontata dalla figlia, Rosa Molisse, ha acceso i riflettori su una fascia di territorio nel Salernitano, a Scafati, che si estende vicino alle acque del fiume Sarno, laddove col maltempo accade che la strada si trasformi in una prigione di acqua. I carabinieri del Reparto Territoriale di Nocera Inferiore, guidato dal colonnello Rosario Di Gangi, stanno verificando quanto accaduto. Lo faranno anche attraverso il racconto dei familiari dell’88enne, che per ora non hanno sporto denuncia. È stata avviata una attività investigativa per capire se emergono degli elementi per i quali la magistratura possa procedere d’ufficio per accertare eventuali responsabilità di qualsiasi tipo. Le prime verifiche andranno eseguite sui tabulati telefonici per ricostruire l’esatta sequenza delle richieste di intervento. I familiari di Maddalena hanno infatti riferito di aver effettuato diverse chiamate.

Ancora diversi i nodi da sciogliere nell’arco temporale che va dalla tarda mattinata di sabato 27 novembre, quando c’è stata prima chiamata al 118, al pomeriggio, quando la guardia medica ha constatato il decesso della donna che potrebbe essere avvenuto già poco dopo la prima telefonata ai soccorsi. «Siamo intrappolati in questa strada – ha raccontato Rosa – Se c’è bisogno di soccorsi non possono raggiungerci. Per me è stato straziante anche vedere la bara di mia madre caricata prima su un mezzo speciale, condotta lungo la strada completamente allagata, perché il carro funebre qui non poteva arrivare». Una lingua di asfalto finita sotto diversi metri di acqua, una strada impraticabile che è una trappola per chi ci vive ed un luogo invalicabile per chi deve raggiungerlo. E questo scenario in più zone dell’agro sarnese nocerino ed è una condizione in cui i mezzi di soccorso fanno fatica. Così, spesso, i tempi perché un’ambulanza giunga da un paziente si dilatano e da dieci minuti si trasformano in trenta, tra strade alternative per non restare impantanati, ruote bloccate in cunette, motori in panne a causa del fiume in piena.

Dal canto suo, la Asl di Salerno ha avviato un’indagine interna per ricostruire minuziosamente i dettagli del pronto soccorso, tramite il 118, che sarebbe stato richiesto quel giorno attorno alle ore 12,50. Un soccorso reso difficile a causa dell’acqua alta oltre un metro in tutte le campagne circostanti il caseggiato in seguito alle piogge torrenziali di quei giorni. «Acquisirò le registrazioni di quel frangente conservate sul sistema informatico della centrale – avverte Domenico Violante, dirigente medico responsabile della Centrale operativa del 118 della Asl di Salerno – sono passati diversi giorni e il resoconto che mi è stato fornito verbalmente da chi era di turno potrebbe risentire di alcune imprecisioni che intendo invece verificare nei dettagli». Ad ogni modo, in base alla ricostruzione ottenuta per le vie brevi, l’invio dell’ambulanza disponibile più vicina al luogo del soccorso sarebbe avvenuto alle 12,50 circa. Un’ambulanza priva di medico a bordo in quanto non ve ne erano di medicalizzate disponibili. «L’infermiere a bordo è sempre addestrato alle manovre salvavita» puntualizza Violante.

L’ambulanza ha poi incontrato difficoltà a raggiungere l’abitazione per l’allagamento della zona circostante. Ha comunque raggiunto il luogo del soccorso riscontrando che la paziente era già deceduta. A quel punto l’esigenza della famiglia è stata giustamente quella di avere un medico a casa che potesse certificare l’avvenuto decesso in assenza del quale non si poteva nemmeno ipotizzare di avviare le esequie. Pertanto, in assenza della disponibilità di un mezzo medicalizzato, è stata allertata la centrale della Asl Napoli 3 sud che da Castellammare ha inviato una seconda ambulanza con medico a bordo. «La strada di accesso dal versante nord tuttavia era assolutamente impraticabile. Quindi abbiamo provato a inviare una guardia medica che era di turno il sabato pomeriggio anch’essa rimasta bloccata. Solo con l’aiuto della protezione civile è infine arrivato un medico a distanza di ore che ha potuto raggiungere il posto per firmare il certificato di morte. Da quello che emerge in questa prima fase non si potrebbe parlare di soccorsi non arrivati in tempo – conclude Violante – in quanto la paziente era già deceduta. Mi riservo tuttavia di verificare le circostanze ascoltando le registrazioni delle telefonate e acquisirò, se necessario, ulteriori testimonianze dirette degli operatori intervenuti sul posto quella mattina».

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