Gli avvisi di accertamento sono già partiti e i destinatari sono circa 80mila contribuenti napoletani. L’atto di notifica riguarda ancora una volta la Tari, dopo la stangata sulle contravvenzioni al Codice della strada, non pagate negli anni scorsi. L’annualità in questione è il 2016, quando si registrò, come di consueto, un tasso di evasione altissimo della tassa sui rifiuti. Il tentativo di recupero delle somme non versate è un’operazione da portare a termine subito, giacché dopo 5 anni l’imposta risulterebbe, di fatto, prescritta. Perciò l’emissione degli avvisi è avvenuta proprio in questi giorni, a ridosso della scadenza. A riceverli sarà una buona parte di coloro che non versarono il tributo. Un numero di contribuenti che comprende sia le utenze domestiche che quelle non domestiche e che si traduce nell’invio di 80mila raccomandate, di cui 70mila attraverso la spedizione postale. Mentre per gli altri 10mila è già avvenuto il recapito attraverso l’indirizzo Pec. Una possibilità prevista per quelle attività commerciali il cui indirizzo di posta elettronica certificata figura nell’indice nazionale Ini-Pec, riservato alle imprese ed ai professionisti. Nell’elenco dei destinatari degli avvisi, sono compresi anche molti contribuenti, i cui immobili prima non figuravano nei database comunali e che ora sono stati iscritti d’ufficio, dopo una lunga attività di incrocio delle banche dati. Un modo per inserire nella potenziale platea dei contribuenti Tari anche tanti cittadini che per molti anni risultavano sconosciuti all’amministrazione. La posta in gioco per il Comune è molto alta. Il totale delle somme da riscuotere, comprensivo delle sanzioni e degli interessi di mora, supera di poco i 100 milioni di euro. Già negli anni scorsi, l’ente aveva effettuato alcune massicce operazioni di recupero dall’evasione tributaria, soprattutto per la Tari. I risultati sono sempre stati largamente inferiori alle attese. La media delle «entrate per recupero evasione tributaria» si aggira intorno al 6%. Una conferma della scarsa disponibilità al pagamento dei tributi di una larga fetta della cittadinanza.
Ma per i contribuenti morosi, stavolta, non ci saranno altri rinvii. Gli accertamenti emessi dagli enti locali, per effetto della nuova normativa introdotta due anni fa, si trasformano subito in titoli esecutivi, nell’eventualità di un altro mancato versamento. Per chi non riuscirà ad adempiere entro 60 giorni al pagamento della somma richiesta, scatteranno subito le procedure di prelievo forzoso, attraverso Agenzia delle Entrate – Riscossione. Anche con la riscossione coattiva i risultati ottenuti in passato sono stati scadenti, anche per l’elevatissimo numero di immobili di proprietà di cittadini ufficialmente nullatenenti o deceduti, o di imprese fallite. Tuttavia la normativa sugli accertamenti introduce, comunque, una novità di cui bisognerà tenere conto. Restano, in ogni caso, le perplessità su un tributo, che da un lato fa registrare un altissimo tasso di evasione, privando di fatto i Comuni di una delle poche entrate potenziali, e dall’altro equivale ad una batosta per la minoranza che lo paga ogni anno. L’impianto normativo prevede che la tariffa Tari venga determinata sulla base della copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio del servizio rifiuti. Un insieme di costi che ricadono puntualmente su un numero di contribuenti piuttosto esiguo, rispetto alla platea potenziale. A Napoli circa il 40%, nella migliore delle ipotesi, ai quali tocca finanziare un servizio, tradizionalmente del tutto insufficiente. C’è da augurarsi che possa migliorare la situazione l’MTR-2, il nuovo Metodo Tariffario sui Rifiuti, elaborato e regolamentato da Arera per il calcolo dei costi del servizio. Ma, per valutarne l’effettivo impatto sul settore, bisognerà attendere presumibilmente ancora qualche anno.