Abbiamo visto, e forse anche fatto, file chilometriche per poter fare un tampone in vista dei cenoni delle festività. Dopo le ultime restrizioni che il Consiglio dei Ministri ha imposto agli italiani a seguito della cabina di regia con il Dl festività, le discoteche hanno chiuso, ai bar si può entrare (anche per consumare al bancone) solo con Super Green Pass così come anche nei ristoranti ma le cene a casa sono salve. E gli italiani hanno preso d’assalto farmacie e drive in per poter avere l’esito di un tampone e poter vivere in serenità le feste. Certi di non avere il Covid, il rischio che rimane è quello di contagiarsi durante le feste. E se questo dovesse accadere cosa dobbiamo fare? Sono tantissime le domande che continuamo a farci. Intanto ricordiamo che per contatto si intende quando si è esposti a un caso positivo Covid (o presunto tale) a partire dalle 48 ore prima dell’insorgenza dei sintomi fino a 14 giorni dopo o fino al momento della diagnosi e dell’isolamento del caso. E la distinzione importante è anche tra contatto stretto e contatto a basso rischio. Nei “contatti stretti” (esposizione ad alto rischio) si includono i casi probabili o confermati di persone che vivono nella stessa casa di un caso Covid, di persone che ha avuto un contatto fisico diretto (per esempio la stretta di mano) o non protetto con le secrezioni di un caso Covid (ad esempio asciugare le lacrime di qualcuno), chi ha avuto un contatto diretto con un caso Covid a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti, le persone che si sono trovate in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso in assenza di dispositivi di protezione adeguate. Ma anche il personale sanitario è considerato un contatto stretto o i viaggiatori che siedono vicino a un positivo.

Per contatto a basso rischio invece si intende una persona che ha avuto una o più delle seguenti esposizioni: una persona che ha si avuto un contatto diretto con un caso Covid-19 ad una distanza inferiore ai 2 metri ma per meno di 15 minuti; chi si è trovato in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) o che ha viaggiato con un caso Covid per meno di 15 minuti; un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso Covid oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso Covid, provvisto di Dpi raccomandati; tutti i passeggeri e l’equipaggio di un volo in cui era presente un caso Covid, ad eccezione dei passeggeri seduti entro due posti in qualsiasi direzione rispetto al caso Covid, dei compagni di viaggio e del personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto che sono infatti classificati contatti ad alto rischio.

Ma ora vediamo le regole per la quarantena. La normativa fa una distinzione importante tra vaccinati e non vaccinati. Se il contatto stretto è vaccinato da minimo 14 giorni con un ciclo completo, deve fare una quarantena obbligatoria di 7 giorni dall’ultimo contatto e poi farsi un tampone. Se l’esito del tampone è negativo si è liberi di uscire di casa e di tornare a vivere nella comunità mentre se invece non si può o non si vuole fare il tampone vige l’obbligo di quarantena per 14 giorni dall’ultimo contatto. Trascorsi questi giorni si potrà uscire liberamente di casa anche senza l’esito negativo di un tampone. Quindi stando alle normative attuali, i contatti stretti di un caso confermato Covid-19 «devono allertare il proprio medico, che avviserà o fornirà tutte le indicazioni per contattare il Dipartimento di prevenzione della Asl o Ats competente per territorio che disporrà la quarantena e la sorveglianza». Invece se si è asintomatici «I contatti asintomatici a basso rischio di casi COVID-19, se hanno completato il ciclo vaccinale da almeno 14 giorni, non devono essere sottoposti a quarantena, – questo si legge sulle Faq del Ministero della Salute – ma devono continuare a mantenere le comuni misure igienico-sanitarie previste per contenere la diffusione del virus, quali indossare la mascherina, mantenere il distanziamento fisico, igienizzare frequentemente le mani, seguire buone pratiche di igiene respiratoria, ecc».

Diversi sono i numeri per chi non ha completato (o neanche iniziato) il ciclo vaccinale. Il contratto stretto dovrà restare a casa per minimo 10 giorni dall’ultimo giorno in cui ha incontrato la persona positiva al Covid. Finito questo periodo dovrà sottoporsi a un tampoine e se non si può o non si vuole, dovrà restare in quarantena per almeno 14 giorni dall’ultimo contatto prima di tornare alla routine quotidiana. In nessun caso, nemmeno con tampone con esito negativo, è possibile terminare la quarantena prima dei 7 giorni per i vaccinati e dei 10 giorni per i non vaccinati (discorso per la scuola a parte). La situazione cambia notevolmente per i contatti a basso rischio che non sono in nessun caso obbligati alla quarantena. Sicuramente se compaiono i classici sintomi del Covid(perdita gusto, mal di testa, raffreddore, tosse) bisognerà effettuare un tampone: se positivo si dovrà fare un tampone dopo tre giorni dall’assenza di sintomi. Se il risultato è ancora positivo si dovrà proseguire con l’isolamento, se negativo si potrà tornare alla vita normale.

Cosa bisogna fare al termine della quarantena per rientrare al lavoro?

Al termine del periodo di quarantena, se non sono comparsi sintomi, la persona può rientrare al lavoro ed il periodo di assenza risulta coperto dal certificato. Qualora durante il periodo di quarantena la persona dovesse sviluppare sintomi, il Dipartimento di Sanità Pubblica, che si occupa della sorveglianza sanitaria, provvederà all’esecuzione del tampone per la ricerca di SARS-CoV-2. In caso di esito positivo dello stesso bisognerà attendere la guarigione clinica ed eseguire un test molecolare dopo almeno 3 giorni senza sintomi. Se il test molecolare risulterà negativo la persona potrà tornare al lavoro, altrimenti proseguirà l’isolamento.

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