Un boato ha scosso il sonno dei residenti di Ponticelli quando un ordigno artigianale, ma dall’elevato potenziale esplosivo, è deflagrato in via De Meis. La bomba, secondo le informazioni delle forze dell’ordine accorse sul posto subito dopo l’allarme, avrebbe distrutto un manufatto in muratura che fungeva da copertura ad uno snodo elettrico. Sono gli unici danni rilevati mentre, fortunatamente, non si registrano feriti. La bomba sarebbe deflagrata nei pressi del cavalcavia di via Pacioli anche se la struttura, dopo i rilievi del caso, è stata dichiarata agibile per il transito delle auto. Le indagini sono in corso per appurare se si sia trattato di una bravata, per quanto pericolosa, oppure, ed è questo il timore degli investigatori, dell’ennesimo attentato dinamitardo da parte della criminalità organizzata che opera nella periferia orientale di Napoli. Il quartiere, fino a qualche mese fa, è stato teatro di una violenta contrapposizione tra bande camorristiche. Uno scontro furioso caratterizzato proprio dall’utilizzo di ordigni rudimentali per intimorire gli avversari. L’ultima esplosione, in ordine cronologico, quella avvenuta in via Piscettaro, a pochi metri di distanza dall’abitazione del boss Marco De Micco, capo indiscusso dell’omonimo sodalizio criminale in guerra con i De Luca Bossa-Minichini. Una bomba, quella contro l’abitazione del padrino, che ebbe un sanguinoso strascico culminato nell’omicidio di Carmine D’Onofrio, uno degli autori dell’attentato dinamitardo. La vittima, trucidata dinanzi agli occhi della giovanissima compagna incinta, sarebbe stata ammazzata per ordine proprio di De Micco che, scoperto il suo coinvolgimento nell’accaduto, avrebbe dato ordine di eliminarlo per mandare un chiaro segnale agli avversari.

Un altro attentato, anche questo riconducibile ai De Luca Bossa-Minichini, avvenne nel maggio scorso quando un commando lanciò una bomba dal cavalcavia di via Esopo con lo scopo di colpire alcuni esponenti della famiglia De Martino, alleata dei De Micco, che si erano incontrati nel parcheggio sottostante. Anche in quel caso gli autori, nel confezionare la bomba, non risparmiarono il materiale esplodente come confermato dal cratere di alcuni metri di diametro causato dalla detonazione. Tuttavia, il colpo di mano fallì e nessuno degli obiettivi fu colpito. Solo alcune auto parcheggiate subirono danni. Non solo. L’onda d’urto fu tale che, quando investì l’auto su cui viaggiava il commando, la mandò in panne costringendo i responsabili a fuggire a piedi. Il ritrovamento del veicolo, un’auto a nolo in uso a un ras dei De Luca Bossa, fu un formidabile punto di partenza per le indagini che, nel giro di poche settimane, permisero di identificare e arrestare tutti gli autori dell’attentato. Negli ultimi mesi, tuttavia, lo scontro sembrava essersi concluso con una sostanziale vittoria dei De Micco e dei loro alleati che, forti anche della disarticolazione della cosca rivale ad opera delle forze dell’ordine, avevano conquistato il controllo del quartiere. Il recente arresto di Marco De Micco e di alcuni suoi accoliti per l’omicidio D’Onofrio potrebbe, però, aver sparigliato di nuovo le carte. I superstiti dei De Luca Bossa-Minichini, infatti, potrebbero aver deciso di alzare nuovamente la testa. Un’ipotesi che, se confermata, significherebbe l’inizio di una nuova faida di camorra nell’area est.

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