In primo grado c’erano state le assoluzioni per tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Ieri, invece, nel processo sulle irregolarità nell’Asl davanti alla Corte di Appello di Napoli, il sostituto procuratore generale Paola Correra ha chiesto sei condanne. Sei anni per l’ex parlamentare Nunzia De Girolamo e per l’ex direttore generale dell’Asl di Benevento Michele Rossi, accusati di concussione; inoltre cinque anni per Felice Pisapia, ex direttore amministrativo dell’Asl, Arnaldo Falato, ex dirigente budgeting dell’Asl e per Luigi Barone e Giacomo Papa, all’epoca dei fatti collaboratori dell’ex parlamentare, ritenuti responsabili di concussione. Nel corso della requisitoria, durata oltre due ore, Correra ha chiesto l’accoglimento del ricorso presentato della Procura di Benevento, dopo il verdetto del collegio penale del Tribunale di Benevento. Un ricorso a firma del sostituto procuratore Assunta Tillo che aveva svolto nel processo di primo grado il ruolo di pm e che si soffermava solo su due capi d’imputazione: assegnazione di un bar all’ospedale «Fatebenefratelli» e sospensione di alcune gare già stabilite. Il reato di concussione, contestato a tutti e sei gli imputati, fa riferimento a Giovanni De Masi, dirigente dell’Unità Provveditorato dell’Asl, a cui sarebbe stato imposto di sospendere quattro gare già bandite per cure domiciliari, trasporto infermi in emergenza, disinfestazione e derattizzazione, e pulizie, e a lasciare l’incarico ricoperto nel 2011. Secondo l’accusa, dalle registrazioni effettuate da Pisapia nell’abitazione paterna della De Girolamo emergerebbe l’esistenza di un gruppo politico. Secondo questa ricostruzione De Girolamo, con la collaborazione di Barone e Papa, avrebbe influenzato le scelte dell’Asl per acquisire dei consensi elettorali. Il sostituto procuratore generale ha anche sostenuto che le dichiarazioni rese da De Masi vanno valutate in maniera diversa, perché è un testimone e non un coimputato. Nel momento in cui De Masi si è opposto alla sospensione delle gare sarebbero scattate contestazioni nei suoi confronti. Ma secondo l’accusa nella vicenda De Masi hanno avuto un ruolo anche Pisapia, e Falato (quest’ultimo avrebbe redatto materialmente delle delibere), di fatto assecondando le decisioni del digì Rossi.
L’altro capitolo, nel quale è stata ravvisata una tentata concussione prospettata a carico solo di De Girolamo e Rossi, riguarda invece il passaggio di gestione del bar ubicato all’interno del «Fatebenefratelli» dalla ditta «Mario Liguori» a Giorgia Liguori, cugina della De Girolamo. Le registrazioni, secondo l’accusa, sono rilevanti perché dimostrerebbero che tutte le attività poste in essere e che il direttore amministrativo del «Fatebenefratelli» Carrozza avrebbe confermato, puntavano a far ottenere la gestione del bar alla parente dell’ex ministra. Da qui l’incremento dei controlli, finalizzati a intimidire il vertice dell’ospedale. L’accusa ha lamentato anche che sull’incremento di questi controlli alcuni testi non hanno dato una spiegazione. Infatti alcuni avevano sostenuto che il criterio con cui erano effettuati i controlli avveniva in base a un software in dotazione all’Asl. Per Paola Correra il chiarimento è venuto dal luogotenente della Finanza Domenico Ascierto, che ha anche sostenuto che i controlli effettuati hanno portato al «Fatebenefratelli» un minor introito di mille euro. Ci sono stati poi gli interventi dei legali di parte civile. L’avvocato Gerardo Orlando per il «Fatebenefratelli», Natale Polimeni per la «Sanit», che ha chiesto tra l’altro che alcune dichiarazioni rese da testimoni passino al vaglio della Procura, e di Annamaria Ziccardi per l’Asl. Dal 7 giugno sono in programma le arringhe dei difensori. Nella udienza fissata per il 7 giugno sono previste le arringhe dei difensori degli imputati, Emilio Perugini, Vincenzo Regardi, Claudio Botti e Mario Verrusio, mentre il 14 giugno sono in programma gli interventi di Salvatore Verrillo e Roberto Prozzo, il 28 quelli di Vincenzo Sguera, Domenico Di Terlizzi e Giandomenico Caiazza. In quest’ultima udienza, dopo le arringhe, è prevista la sentenza di appello.