Associazione a delinquere finalizzata al traffico di valuta falsa. È questa l’accusa che ha portato all’esecuzione di otto misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti, tutti residenti nel territorio di Napoli, e sospettati di far parte del cosiddetto Napoli Group, sodalizio specializzato nella distribuzione di banconote contraffatte da venti e cinquanta euro. A capo del gruppo criminale un quarantenne napoletano già gravato da precedenti specifici e unico finito in carcere. Altre cinque persone, invece, sono state sottoposte alla detenzione domiciliare mentre l’obbligo di dimora è stato deciso dall’autorità giudiziaria nei confronti degli ultimi due indagati. Un’attività particolarmente complessa quella condotta dai militari del Reparto Tecnologie Informatiche del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche e con il contributo della neo istituita Sezione Criptovalute del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria che, per quanto riferito dalle stesse fonti investigative, ha preso le mosse oltre tre anni fa. È nel 2018, infatti, che si accendono i riflettori degli investigatori sull’utilizzo da parte dei falsari dei canali social e, soprattutto, del cosiddetto deep web per la vendita di banconote contraffatte. Particolarmente ingegnoso il metodo adottato dai responsabili della distribuzione. I soldi falsi, infatti, erano pagati con criptovalute, la moneta virtuale che, poi, successivamente era possibile convertire in denaro contante. Ad esempio, un migliaio di euro, poteva essere ceduto in cambio di circa settecento o ottocento euro in denaro virtuale. Altrettanto ingegnosa la strategia per inviare all’acquirente il denaro falso che veniva nascosto all’interno di plichi postali contenti giocattoli o altri oggetti apparentemente comprati su piattaforme social. Non a caso tra i canali preferiti per le transazioni c’erano i cosiddetti market place, veri e propri mercatini virtuali in cui è possibile comprare ogni cosa. Una rete vastissima quella che, come scoperto dai carabinieri, era stata messa in piedi dagli indagati. Nel corso dei tre anni di indagine, infatti, sono stati scoperti acquirenti nelle province di Gorizia, Firenze, Salerno e Catania. Non solo. Compratori sono stati individuati anche in diversi paesi europei, motivo per cui si è reso necessario l’intervento delle forze dell’ordine locali che, nei mesi in cui si è svolta l’attività, hanno portato a segno, complessivamente, trentuno arresti in Austria, Belgio, Cipro, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Gran Bretagna, Indonesia, Irlanda, Lettonia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania, Spagna e Ucraina oltre che al recupero e successivo sequestro di ben quarantuno spedizioni di denaro contraffatto per un ammontare di circa centoventimila euro.
Il colpo più importante messo a segno dagli investigatori, però, è avvenuto soltanto nel 2021 quando, al termine di una serrata indagine, si è arrivati all’individuazione della stamperia in cui erano prodotte le banconote fasulle. La centrale, dotata di computer di ultima generazione e di altri macchinari in grado di falsificare banconote da venti e cinquanta euro, era stata allestita all’interno di un fabbricato ad Arzano, in provincia di Napoli. Un sequestro, quello, che, per il prosieguo dell’attività investigativa, si è rivelato un tassello fondamentale per colpire duramente l’organizzazione. Il sequestro della stamperia, infatti, ha permesso di ricostruire l’intera filiera dell’attività criminale. Le banconote, ancora fresche di stampa, erano messe a disposizione del Napoli Group che, a sua volta, servendosi dei contatti sparsi in quasi tutta Europa, le rivendeva sul web. Un affare la cui portata non è stato possibile ancora quantificare e che, non è escluso possa riguardare anche la commercializzazione di altri prodotti contraffatti, come documenti personali o certificati di varia natura. Non a caso, gli stessi investigatori che hanno eseguito gli arresti di ieri, solo pochi mesi prima, sempre nell’area nord di Napoli, avevano sgominato un altro sodalizio anche questo specializzato nella contraffazione di moneta. Due operazioni che, non si esclude, potrebbero essere collegate tra loro, motivo per cui le indagini sono ancora in corso.