Il titolo professionale di avvocato non l’aveva mai conseguito e quella causa, che sosteneva di aver portato avanti per 15 anni, in realtà non era proprio stata instaurata. Per un’attività professionale mai svolta F.M., 49 anni di Castel San Lorenzo, si è fatta corrispondere, dall’ignaro cliente, la somma di 40mila euro. Una parcella d’oro perché il malcapitato, un 47enne di Corleto Monforte che si era rivolto al finto avvocato per rivendicare la proprietà di un terreno, era pronto ad effettuare altri due bonifici di 20mila e 18mila euro. Sono stati i carabinieri della stazione di Sant’Angelo a Fasanella a porre fine al raggiro venuto a galla un paio di anni fa. Le indagini della Procura, coordinate dal sostituto procuratore Maria Carmela Polito, hanno fatto il resto e per la donna è scattato il rinvio a giudizio firmato dal gup del tribunale di Salerno Alfonso Scermino all’esito dell’udienza preliminare celebratasi l’altra mattina al terzo piano della cittadella. Il processo prenderà il via il prossimo 13 aprile. Truffa, falso ed esercizio abusivo della professione sono le accuse contestate dalla Procura alla fantomatica professionista che non esitò a contattare i carabinieri della stazione di Sant’Angelo a Fasanella presentandosi come avvocato della vittima per concordare un colloquio con loro alla presenza del cliente. La truffa sarebbe stata perpetrata per 15 lunghissimi anni, periodo in cui l’ignaro cliente era convinto di essersi affidato ad una professionista per vicende legali inerenti alla proprietà di un terreno. Il sedicente avvocato, per rendere più convincente il proprio mandato, aveva persino predisposto una documentazione ad hoc con tanto di impronta del sigillo dello Stato. Quel processo civile che la donna aveva finto di instaurare però, non finiva mai: tante e fantasiose le spiegazioni addotte dal fantomatico legale per rassicurare il cliente sull’andamento della causa. L’imputata arrivò addirittura a sostenere il trasferimento del procedimento dal tribunale di Eboli a quello di Roma per un presunto smarrimento degli atti comunicando infine al cliente l’esito vittorioso del giudizio, mai instaurato, del quale forniva anche una parvenza documentale artefatta. Era il dicembre 2020: il cliente, convinto di aver vinto la causa, doveva pagare la parcella. Settantottomila euro la somma chiesta dal finto avvocato redatta su carta intestata nella quale si precisava che gli importi erano pretesi per «azioni legali poste in essere dallo studio legale nell’arco temporale di 15 anni». La donna incassò i primi tre bonifici effettuati dal cliente pari alla somma di 40mila euro. Il resto della parcella, fortunatamente, non è stato corrisposto.

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