La delegazione del Pdl composta da Niccolò Ghedini, Francesco Nitto Palma, Enrico Costa e Franco Mugnai avrebbe chiesto al guardasigilli Paola Severino di rinviare l’esame del testo sull’anticorruzione. Il ministro, secondo quanto si apprende da fonti parlamentari, avrebbe sottoposto la richiesta ai tecnici del Pd che, però,l’avrebbero rifiutata. I Pd Andrea Orlando, Donatella Ferranti e Silvia Della Monica hanno lanciato però una controproposta: nessun rinvio dell’esame del provvedimento, ma sulle intercettazioni si apra anche un tavolo di confronto con il Pdl.
In attesa che il Guardasigilli riesca ad arrivare ad una mediazione tra le forze politiche della maggioranza su come affrontare i tre temi ‘caldi’ della giustizia, a via Arenula si sarebbe messa a punto, raccontano sempre fonti parlamentari, una nuova ‘tabella’ sulle pene per i reati contro la Pubblica Amministrazione. In questa tabella sarebbero previste condanne più severe, ma non ancora “sufficienti”, secondo il Pd. Per il reato di ‘concussione per costrizione’ si passerebbe ad un minimo di sei anni fino ad un massimo di dodici (ora va dai quattro ai dodici anni). La ‘concussione per induzione’ diventerebbe una fattispecie di reato a sé (“induzione indebita a ricevere utilità”) e prevedrebbe una pena minima di tre anni e una massima di otto. Questa nuova fattispecie di reato, si fa notare, consentirebbe di andare avanti con il processo Ruby, che vede coinvolto Silvio Berlusconi. Non cancellando in toto il reato di concussione, infatti, il procedimento a carico dell’ex premier potrebbe andare avanti. Si aumenterebbero poi le pene per la ‘corruzione in atti giudiziari’: da quattro a dieci anni (ora è da tre a otto). La ‘corruzione propria’ andrebbe dai tre ai sette anni (ora è da due a cinque). La ‘corruzione per funzione’ (non più legata all’atto commesso, ma alla funzione) arriverebbe dai due ai quattro anni (ora è da sei mesi a tre anni). Si introdurrebbero, poi, i reati di ‘traffico d’influenzà con pene da uno a tre anni e la ‘corruzione tra privati’ da uno a tre anni. Condanne più severe, infine, per il ‘peculato’, da quattro a dieci anni (ora è da tre a dieci) e per l’abuso di ufficiò, da due anni a quattro (ora è da sei mesi a tre anni). L’inasprimento delle pene, ovviamente, comporterebbe, come conseguenza, un aumento dei tempi di prescrizione e la possibilità di adottare, in alcuni casi, le misure cautelari. Se non ci sarà alcun rinvio dell’esame del ddl anticorruzione, come invece chiede il Pdl, dal 17 aprile la Severino sarebbe pronta a presentare gli emendamenti del governo al ddl. Domani, sempre da via Arenula, potrebbero arrivare alle forze politiche le proposte di modifica che il Guardasigilli intende presentare alla norma che riguarda la responsabilità dei magistrati contenuta nella legge Comunitaria ora all’attenzione del Senato. In sostanza, si tratterebbe di eliminare la responsabilità diretta del magistrato così come disegnata nel testo approvata dalla Camera. In tema di intercettazioni, sempre secondo quanto si apprende, è possibile che il governo punti a mantenere sul discorso della pubblica utilità, la normativa attualmente in vigore.