Più del doppio delle persone autorizzate: 15 ospiti invece di sette, erano presenti nella struttura in condizioni igienico-sanitarie definite precarie. Queste le motivazioni che due giorni fa hanno indotto gli agenti della polizia municipale a chiudere una casa per anziani di via Marano-Pianura: gli ospiti sono stati affidati ai familiari.La struttura era gestita da privati e non convenzionata con enti pubblici. I controlli erano stati predisposti dal nuovo comandante del locale comparto di Marano, il capitano Gianluca Ferrillo, ed erano stati estesi anche ad altre strutture della zona. Nell’immobile di via Marano-Pianura sono state, tuttavia, ravvisate le anomalie più gravi. Il nucleo polizia amministrativa, con gli assistenti sociali del Comune, ha accertato che nella residenza per anziani – attiva sul territorio da diversi anni – erano presenti il doppio delle persone autorizzate, tenute tra l’altro in condizioni igienico-sanitarie precarie. I vigili intervenuti hanno disposto il trasferimento degli anziani e la chiusura dell’immobile con contestuale revoca dell’autorizzazione al titolare. «Le verifiche delle – case di residenza per anziani – spiega il comandante Ferrillo – proseguiranno nelle prossime settimane, al fine di garantire il rispetto della normativa vigente e, soprattutto, per garantire la dignità delle persone ospitate». A Marano e nei comuni limitrofi, soprattutto nei territori di Mugnano, Calvizzano, Qualiano e Villaricca, il numero delle strutture che accolgono anziani è in costante crescita. Non solo case di riposo, ma anche Rsa (Residenza sanitaria assistenziale), dove sono previste attività ricreative e dove inoltre è contemplata la presenza di personale sanitario h24, terapisti e infermieri. Le strutture sono ubicate, a Marano, in particolar modo nella zona collinare della città: via Del Mare, via Marano-Pianura, via Soffritto. Un gran numero di residenze (qualcuno negli ultimi anni è stata riconvertita e oggi ospita richiedenti asilo) è situato anche in via Della Resistenza, tra Calvizzano e Villaricca, dove spesso – nel corso degli ultimi anni – hanno fatto irruzione Nas o altre forze di polizia. Non di rado sono state riscontrate gravi irregolarità e in qualche caso sono scattati anche i sigilli. Le forze dell’ordine, in qualche caso, hanno denunciato anche i responsabili delle società che le gestivano. Pochi, in realtà, i casi di maltrattamento denunciati dagli ospiti o dai loro familiari. Dai sopralluoghi e dalle verifiche disposte nel corso degli anni, tuttavia, è emerso che diverse strutture presentavano carenze sotto il profilo dei requisiti tecnici e organizzativi richiesti. A lasciare a desiderare, talvolta, anche l’operato del personale medico e infermieristico da destinare all’assistenza e alla cura degli ospiti presenti. ll settore fa gola a tanti e molti in questi anni, tra i titolari di immobili, hanno puntato su questo business riuscendo a modificare la destinazione d’uso delle strutture di loro proprietà. Le Rsa – come confermato dagli esperti del settore – sono del resto un investimento “assicurato” e molto redditizio: nelle strutture private, al crescere delle dimensioni, cresce anche la redditività. I gruppi privati stanno investendo grandi somme sia per creare nuove strutture che per ampliare quelle già esistenti. Ai privati fa sponda la finanza: dal 2006, infatti, cinquantuno fondi immobiliari hanno investito un miliardo nelle case di riposo o nelle residenze sanitarie assistenziali. E’ il cosiddetto oro grigio. Il business miliardario delle case di riposo, che fa trae spunto da una società sempre (anagraficamente) più vecchia. Una società che necessita, sempre più spesso, di sovvenzioni pubbliche. Le stesse che fanno gola alle grandi aziende del settore che mettono in piedi o gestiscono le strutture che assistono i più fragili della società.