I soccorritori che stanno utilizzato i sonar per cercare il sommergibile con cinque persone a bordo hanno rilevato suoni di “colpi” sottomarini nel Nord Atlantico, dove il mezzo è scomparso due giorni fa. Lo rendono noto alcuni media, citando le comunicazioni del governo degli Stati Uniti. Un aereo canadese P-8 coinvolto nella ricerca “ha sentito dei colpi nell’area ogni 30 minuti. Quattro ore dopo è stato dispiegato un ulteriore sonar e si sentivano ancora dei colpi”, ha detto un’e-mail interna inviata ai funzionari del Dipartimento per la sicurezza interna degli Usa. Il sonar ha captato dei colpi anche secondo un promemoria interno del governo degli Stati Uniti ma il documento non chiarisce quando i rumori sono stati uditi, per quanto tempo e cosa potrebbe averli causati. La Guardia costiera degli Stati Uniti ha confermato che le squadre di soccorso alla ricerca del sommergibile scomparso hanno rilevato “rumori sottomarini” nell’area di ricerca in cui il velivolo era scomparso due giorni prima. “L’aereo canadese P-3 ha rilevato rumori sottomarini nell’area di ricerca. Di conseguenza, le operazioni dei Rov (veicoli telecomandati) sono state trasferite nel tentativo di esplorare l’origine di tali rumori”, ha dichiarato il Primo distretto della Guardia costiera Usa sul suo account Twitter. Le ricerche dei Rov finora “hanno dato esito negativo ma continuano”, viene aggiunto. La stessa Guardia Costiera ha reso noto che l'”aria respirabile” a bordo del sommergibile Titan disperso potrebbe esaurirsi poco dopo le 5:00 ora standard orientale (Est) di domani (le 11:00 in Italia). Lo riporta il quotidiano Independent. L’ex direttore delle operazioni marittime di OceanGate, la compagnia proprietaria del sommergibile scomparso dopo l’immersione verso il relitto del Titanic, aveva sollevato preoccupazioni per la sicurezza prima di essere licenziato. Lo riportano i media Usa citando una causa del 2018. I dubbi di David Lochridge sulla sicurezza del sommergibile scomparso, il Titan, sono contenuti in una risposta che presentò ad un’azione legale intentata contro di lui da OceanGate. Lochridge, pilota di sottomarini e sommozzatore scozzese, aveva iniziato a lavorare per OceanGate nel maggio 2015 come appaltatore indipendente prima di essere promosso a direttore delle operazioni marittime. Nella causa intentata nello stato di Washington cinque anni fa, Oceangate accusò Lochridge di aver violato un accordo di riservatezza divulgando informazioni confidenziali. In una contro causa, Lochridge affermò di essere stato licenziato da OceanGate nel gennaio 2018 dopo aver “sollevato problemi di sicurezza critici riguardanti il progetto sperimentale e non testato del Titan di OceanGate”. “Lochridge ha espresso inizialmente preoccupazioni verbali sui problemi di sicurezza e controllo di qualità riguardanti la gestione esecutiva di Titan”, si legge nei documenti. “Queste comunicazioni verbali furono ignorate”. Il pilota era preoccupato “in particolare per il rifiuto di OceanGate di condurre test critici e non distruttivi della progettazione sperimentale dello scafo”. E accusò Oceangate di essersi “rifiutata di pagare il costruttore per realizzare un portellone con oblò che soddisfacesse la profondità richiesta di 4.000 metri”, fermandosi ad una certificazione di 1300 metri. Ma non senza aggiungere che anche laddove esso fosse individuato in tempi relativamente brevi, occorrerebbe poi “l’expertise” di altri specialisti ad hoc per recuperare le 5 persone a bordo: Il pilota di sommergibili francese Paul-Henry Nargeolet, tre facoltosi ospiti (due pachistani – un uomo d’affari pachistano, Shahzada Dawood, e suo figlio Suleman – e il miliardario britannico 58enne Hamish Harding) nonché il boss americano della società proprietaria dell’imbarcazione subacquea – la OceanGate Expedistions – Stockton Rush. I contatti con il Titan sono stati persi da ormai oltre 20 ore, un’ora e 45 minuti dopo la sua immersione in profondità, in un’area remota a 600 km dalla costa. E agli occupanti già ieri sera non restavano più di 70-96 ore di riserve d’ossigeno. Le ricerche sono condotte dal mare e dal cielo. Anche il Pentagono e’ sceso in campo nelle ricerche del sommergibile scomparso. L’aviazione ha fatto alzare in volo 3 C-130 e mentre la Marina ha fornito esperti ed altre risorse. Anche Joe Biden sta “osservando da vicino gli eventi” che circondano il sommergibile scomparso: lo ha riferito il portavoce della Casa Bianca John Kirby. Kirby ha inoltre sottolineato la disponibilità della Marina Usa, “perchè ha alcune capacità in acque profonde che la guardia costiera non necessariamente ha”. La Guardia Costiera degli Usa ha messo a disposizione due Hercules C-130, mentre le autorità canadesi contribuiscono con un C-130 e un secondo velivolo P-8: tutti dotati di strumenti sofisticati per la perlustrazione subacquea dall’alto. In mare è stata inoltre dispiegata una rete di sonar, per cercare di cogliere la minima eco del mini sommergibile scomparso nell’oceano. l Titan, capace di scendere a ben 4.000 metri sotto il livello del mare, ha in effetti una capienza massima concepita proprio per 5 passeggeri. Visitatori disposti a pagare un biglietto salatissimo per farsi calare negli abissi per oltre una settimana e vedere con i propri occhi i fondali su cui sono adagiati i resti di quello che fu il bastimento più famoso del mondo, a circa 3.800 metri di profondità: resti identificati nel 1985 dopo decenni di esplorazioni febbrili. L’avventura, gestita dalla società OceanGate Expeditions, prevede otto giorni di missione, al costo – tutt’altro che abbordabile per i comuni mortali – di 250mila dollari a persona. Il prezzo di un’esperienza da vivere a contatto con l’oscurità delle fosse oceaniche, ma soprattutto con gli spettri passati della vicenda del transatlantico maledetto, rimasta legata alla memoria collettiva d’intere generazioni grazie a libri, canzoni o film di successo (in primis il kolossal con Leonardo Di Caprio e Kate Winslet per la regia di James Cameron vincitore nel 1997 di 11 premi Oscar). Progettato nel 1908, varato nel 1911 dai cantieri di Belfast per conto della White Star Line al costo complessivo di 1,5 milioni di sterline dell’epoca (circa 200 milioni di oggi) e registrato nel porto di Liverpool, il Titanic colò a picco con oltre 1.500 dei suoi 2.200 passeggeri circa – a dispetto della nomea pubblicitaria di nave “inaffondabile” – la notte del 15 aprile 1912, dopo aver urtato un iceberg alla prima traversata fra Southampton, in Inghilterra, e l’America. Scomparendo tra i flutti dell’oceano, a 370 miglia marine (600 chilometri) dalle coste canadesi di Terranova, senza mai riuscire ad approdare nel porto d’arrivo di New York. Epilogo che non ha scoraggiato i moderni turisti dell’avventura ‘overpriced’ dallo sfidare un destino a rischio di rivelarsi ora drammaticamente beffardo. Mentre alla società organizzatrice non resta che affidarsi alle ricerche dei team di soccorso, limitandosi ad assicurare – in un messaggio carico di ansia crescente – “pensieri e preghiere” per i propri clienti e le loro famiglie.