“La crisi in Russia rivela crepe nel sistema di potere di Vladimir Putin”. Lo ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken. “Al momento non abbiamo notizia di nessun capo militare cacciato da Putin”, ha aggiunto Blinken avvertendo che “bisognerà aspettare le prossime settimane per capire gli sviluppi”. La Cina sostiene la Russia “nel mantenimento della stabilità nazionale”. E’ quanto si legge in una dichiarazione del ministero degli Esteri postata sul suo sito web in merito al caos creatosi in Russia sulle vicende collegate al gruppo Wangner nel fine settimana. “Questi sono affari interni della Russia”, precisa la nota, secondo cui “in qualità di vicino amichevole e partner di cooperazione strategica globale nella nuova era, la Cina sostiene la Russia nel mantenere la stabilità nazionale e nel raggiungere lo sviluppo e la prosperità”. l leader bielorusso Aleksandr Lukashenko, che ieri ha mediato con Prigozhin per fermare l’avanzata delle truppe Wagner in Russia, ha avuto oggi colloqui telefonici con il presidente russo Vladimir Putin e l’ex presidente kazako Nursultan Nazarbayev. Lo scrive l’agenzia Belta, secondo quanto riferisce la Tass. “Per Putin è l’inizio della fine, è in un grosso guaio in questo momento”. Ne è convinto Mikhail Kasyanov, ex primo ministro russo sotto Putin dal 2000 al 2004, che da quando è stato silurato è diventato uno dei principali critici dello zar. In un’intervista alla Bbc, Kasyanov sostiene che dopo la sfida di ieri “Prigozhin prima andrà in Bielorussia, ma penso che da lì si sposterà in Africa e sarà da qualche parte nella giungla o qualcosa del genere… Putin non può perdonarlo per quello che gli ha fatto”. Il boss della Wagner, osserva l’ex premier russo, “ha distrutto la stabilità di Putin e ora la sua stessa vita è un punto interrogativo…” “C’è sempre grande considerazione da parte degli Stati Uniti per il governo italiano. Ricordo le parole di grande riconoscimento di Blinken” durante la recente visita del titolare della Farnesina a Washington. Lo ha detto lo stesso ministro degli Esteri Antonio Tajani durante ‘In mezz’ora’ rispondendo ad una domanda sulle consultazioni di Joe Biden con alcuni leader europei sulla crisi in Russia tra i quali non c’era Giorgia Meloni. “Noi siamo un grande Paese – ha aggiunto Tajani -, se l’Europa è ferma a difesa dell’Ucraina lo si deve anche grazie al governo italiano. Il sistema Europa si regge anche grazie anche al nostro Paese”. Spari in aria e applausi della folla mentre i miliziani del Gruppo Wagner lasciano la città russa di Rostov dopo che la loro marcia ribelle verso Mosca si è fermata a circa 200 km dalla capitale russa grazie alla mediazione della Bielorussia. I combattenti si sono ritirati dalla regione di Voronezh e di Lipetsk. A meno di 24 ore dall’intervento di Minsk, il leader della milizia privata Prigozhin, sembra scomparso nel nulla. Secondo il New York Times, che cita fonti di intelligence, autorità Usa erano state informate da giorni dei piani del capo del gruppo di mercenari Wagner. Intanto, l’Istituto per lo studio della guerra (Isw) sostiene che l’ammutinamento di Prigozhin sarà pure fallito, ma il Cremlino si trova ora ad affrontare una situazione “profondamente instabile”. Nel frattempo in un’intervista a Rossiya 1 registrata il 21 giugno scorso e di cui riferisce oggi la Tass, Vladimir Putin afferma che la sua priorità è l’attenzione all’operazione militare speciale in Ucraina. “Così comincio la mia giornata e così la finisco”, afferma il presidente russo. Il Cremlino non perseguirà le milizie ribelli e il loro leader Yevgeny Prigozhin andrà in Bielorussia. Dopo aver lanciato la sua sfida direttamente al presidente russo, il capo della milizia aveva annunciato la marcia indietro ‘per evitare un bagno di sangue russo’. Nella mattinata di ieri il presidente russo Vladimir Putin aveva definito l’azione dei miliziani ‘una pugnalata alle spalle portata da traditori’. A meno di 24 ore dalla ritirata a 200 km da Mosca, Yevgeny Prigozhin sembra intanto scomparso nel nulla, o comunque resta in silenzio. Il leader dei miliziani della Wagner aveva accettato ieri di lasciare la Russia e di andare, al momento, in Bielorussia, insieme ai suoi uomini, in un accordo mediato da Minsk. Tuttavia, dove si trovi in questo momento non è chiaro. Le ultime informazioni sono di ieri sera, con un video di Prigozhin che lasciava il quartier generale del distretto militare a Rostov sul Don dopo aver accettato di trasferirsi in Bielorussia.In base all’accordo, le accuse penali contro Prigozhin saranno ritirate, ma rimangono molte domande sui dettagli. Per quanto riguarda i combattenti della Wagner, il portavoce del Cremlino Peskov ha detto che non dovranno affrontare azioni legali per aver preso parte alla marcia verso Mosca, dicendo che il Cremlino ha “sempre rispettato le loro azioni eroiche” in prima linea in Ucraina. Ma, secondo gli esperti, come per l’accordo, rimangono molte domande sul destino dei miliziani dopo la loro rivolta di breve durata. Il comandante ceceno Ramzan Kadyrov ha confermato che unità speciali delle forze ai suoi ordini sono state inviate ieri verso Rostov ed erano pronte a intervenire contro le forze della Wagner, ma poi, “grazie e Dio onnipotente, la situazione si è conclusa senza uno scontro”. Ieri Kadyrov si era detto pronto ad aiutare il presidente russo Vladimir Putin a “schiacciare” la ribellione del capo della Wagner, Yevgeny Prigozhin. La radiotelevisione cecena Grozny aveva detto che 3.000 militari delle forze speciali cecene erano stati inviati verso le “aree di tensione”. Sul fronte bellico, una esplosione è stata udita nella regione di Zaporozhzhia, a quanto riportato dall’emittente ucraina Suspilny ripresa da Ukrainska Pravda, dopo un allarme aereo sulla città e l’area circostante. “L’aeronautica ha esortato i residenti locali a rimanere nei rifugi a causa dell’uso di armi balistiche provenienti dal territorio occupato”. Anche la russa Tass dà notizia dell’esplosione citando l’ucraino Obshchestvennoye, precisando che “sirene per raid aerei stanno attualmente risuonando nelle aree controllate da Kiev della regione di Zaporozhzhia”. Nella notte, inoltre, bombe russe hanno colpito nove villaggi nell’oblast di Sumy e la città di Nikopol, nell’oblast di Dnipropetrovsk, con almeno un morto.

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