Prima il Tribunale amministrativo della Campania. Ora il Consiglio di Stato. Fine della fiera per il palazzo della famiglia dell’ex consigliere comunale Michele Di Micco. L’immobile dovrà essere abbattuto o acquisito al patrimonio comunale per il mancato rispetto cimiteriale. Una parte della struttura infatti ricade nei 200 metri di distanza minima prevista dalla normativa. A nulla è valso il secondo ricorso presentato da Francesco De Micco, padre dell’esponente del Pd. I giudici hanno confermato la sentenza del Tar decretando in via definitiva la legittimità dell’ordinanza di demolizione adottata dal Comune di Orta di Atella. Si tratta di un fabbricato di civile abitazione realizzato su un lotto di terreno dell’estensione di oltre 1000 mq in via San Francesco d’Assisi, ricadente in parte in zona B2 del piano regolatore generale e per la restante parte in zona di rispetto cimiteriale. Sull’edificio si era abbattuta nel 2012 la mannaia dell’amministrazione comunale che era intervenuta in autotutela sui titoli edilizi a suo tempo rilasciati per la realizzazione del fabbricato: la concessione edilizia del 6 maggio 2002, n. 80, la variante in corso d’opera del 16 maggio 2003 e il permesso di costruire in sanatoria del 6 settembre 2004, n. 155. L’intervento in autotutela era motivato sul presupposto che una porzione del fabbricato era stata realizzata in fascia di rispetto cimiteriale e che questa circostanza non era evincibile dalla documentazione progettuale presentata per ottenere i titoli edilizi. Con successiva ordinanza in data 4 febbraio 2013, n. 15, era ingiunta la demolizione delle opere realizzate in fascia di rispetto cimiteriale. Nel respingere il ricorso il Consiglio di Stato ha ribadito le motivazioni del Tar e ha dato ragione al Comune. Conseguenza? L’immobile dove abita l’ex consigliere comunale Di Micco va in parte demolito o acquisito al patrimonio comunale. “La sentenza di primo grado – fanno presente i giudici del Consiglio di Stato – ha statuito che, malgrado alcune mancanze o erronei riferimenti normativi, da esso era comunque ricavabile la volontà dell’amministrazione comunale di intervenire sulla concessione edilizia e relativa variante in corso d’opera, con esclusione invece del permesso di costruire in sanatoria del 6 settembre 2004, n. 155. In relazione a tale statuizione l’appello non formula alcuna critica specifica, dacché se ne determina la conferma”. E ancora: “La sentenza ha espressamente indicato la natura dell’atto e la portata dell’intervento in autotutela in esso contenuto, senza che in relazione a tale specifica statuizione siano svolte critiche puntuali”. In pratica non è stato accolto nessun rilievo alla sentenza del Tar. Una sconfitta su tutti i fronti per la famiglia De Micco che ora non ha alcuna via di scampo. Il Comune di Orta di Atella dovrà rendere esecutiva l’ordinanza di demolizione. E pensare che Michele De Micco per anni ha vestito i panni del paladino della legalità contro gli abusi edilizi. Chi di abusi ferisce di abusi perisce.

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