Cocaina, hashish e crack, per un peso complessivo di oltre 220 grammi, nel carcere di Carinola. E’ quanto rinvenuto e sequestrato nel corso di una perquisizione ordinaria svolta dalla polizia penitenziaria unitamente al reparto cinofili proveniente da Avellino nei confronti di un detenuto rientrato nel penitenziario in seguito ad un permesso premio. Lo rende noto il segretario regionale dell’Osapp Vincenzo Palmieri che commenta: “come sindacato più volte abbiamo denunciato questo fenomeno dilagante di introduzione non solo di droga ma anche di telefoni cellulari che attraverso l’uso illegale consente contatti con ambienti esterni per la gestione di affari illeciti. Occorrono urgenti contromisure normative che prevedono inasprimento sanzioni disciplinari e conseguenti trasferimenti in circuiti fuori regione” per i detenuti che si rendono responsabili di tali condotte “mentre nello stesso tempo concedere per merito benefici a chi non viola le regole penitenziarie nel rispetto della Costituzione. Come sindacato insisteremo come sempre verso i vertici amministrativi e politici affinché dedichino più tempo alla Polizia Penitenziaria e ai problemi del carcere e tutto ciò che è in esso”, conclude. “Oramai la sicurezza nelle carceri è allo sbando”, commenta l’Uspp che invoca, ancora una volta, uno sforzo del legislatore. Per l’Uspp, inoltre, “i nuovi protocolli operativi minano professionalità e spirito di abnegazione”. Il sequestro di ieri, sottolinea il sindacato di polizia penitenziaria, dimostra “la noncuranza rispetto alle opportunità di reinserimento offerte al alcuni detenuti che invece hanno come obiettivo trasformare le carceri nella nuova frontiera dello spaccio di stupefacenti, come, peraltro, ha evidenziato il procuratore di Santa Maria Capua Vetere. “Vale la pena sottolineare – conclude l’Uspp – come questi risultati, niente affatto scontati, richiedono l’impegno e il sacrificio di uomini chiamati in servizio dalle ferie: agenti costretti a rimanere al lavoro ben oltre il turno in quanto mancano 70 agenti dalla pianta organica. E’ solo grazie a questi sacrifici che si riesce ancora a mantenere l’ordine e la sicurezza nel carcere”.