In Ecuador oltre 13,4 milioni di elettori sono attesi alle urne per le elezioni presidenziali e legislative, in un clima di grande insicurezza, paura e incertezza politica. Si tratta di elezioni anticipate dopo che lo scorso maggio, con un colpo di scena istituzionale, il presidente conservatore Guillermo Lasso ha invocato la clausola costituzionale della “muerte cruzada” (morte reciproca) e sciolto il Parlamento controllato dall’opposizione per evitare il voto finale del processo di impeachment in corso a suo carico. La campagna elettorale è stata particolarmente violenta, segnata dall’omicidio in piena strada, il 9 agosto, del noto giornalista Fernando Villavicencio – in lotta contro corrotti e mafia – candidato del partito Construye (centro), raggiunto da tre pallottole in testa. A sostituirlo è il collega giornalista d’inchiesta Christian Zurita, 53 anni, che dalla sua nomina indossa h24 un giubbotto antiproiettile e un casco e che nelle ultime ore ha denunciato di aver subito minacce di morte. Un crimine politico che ha suscitato un’ondata di emotività nella popolazione, sfiduciata e sempre più distante dalla classe dirigente. Nei sondaggi pubblicati a pochi giorni dal voto, il 50% degli aventi diritto era ancora indeciso sul nome da scegliere tra gli 8 candidati in lizza alla presidenza e molti non sanno nemmeno se andranno alle urne. In Ecuador si può conquistare la presidenza con il 40% dei voti al primo turno, se più di 10 punti separano il primo candidato dal secondo. Gli ultimi sondaggi davano favorita l’avvocato socialista Luisa Gonzalez, 45 anni, candidato vicino all’ex presidente Rafael Correa (2007-2017), che raccoglie più di un quarto delle intenzioni di voto. Al secondo posto, in posizione di quasi parità, altri quattro tra cui appunto il defunto Villavicencio, nemico giurato di Correa, che secondo alcuni detrattori sarebbe il mandante dell’assassinio del rivale. L’ex presidente, condannato a otto anni di carcere per corruzione – in base alle informazioni rivelate da Villavicencio – vive in Belgio, ma continua a influenzare la vita politica ecuadoriana. Sui social difende la sua “rivoluzione cittadina” e attacca i suoi oppositori – di destra e di sinistra – con la veemenza di sempre. A questo punto il secondo candidato maggiormente accreditato è il centrista Zurita, con la sua vice Andrea Gonzalez, 36 anni. Al terzo posto c’è il 40enne Jan Topic, un ex legionario francese diventato uomo d’affari di successo, spesso paragonato al presidente salvadoregno Nayib Bukele. La sua retorica di fermezza contro le mafie, unita alla tragica morte di Villavicencio, gli ha permesso di conquistare punti negli ultimi giorni. Dietro il candidato di destra, Daniel Noboa, che tre giorni fa ha denunciato di essere scampato a un tentativo di omicidio mentre faceva campagna nel Sud-Ovest. All’eventuale secondo turno i rapporti di forza potrebbero cambiare con tutti i “piccoli” candidati, dalla destra ultraliberale alla nuova sinistra, che probabilmente dovranno unire le forze per ostacolare Gonzalez. Intanto diversi di loro hanno firmato un “accordo per la sicurezza e la pace”, in cui chiedono “misure urgenti” per garantire il regolare svolgimento del processo elettorale. Soldati e polizia saranno dislocati su tutto il territorio per il voto di oggi, quando le urne saranno aperte dalle 7 alle 17 (ora locale) con la possibilità del voto telematico per quanti risiedono fuori dall’Ecuador. I primi risultati dovrebbero essere pubblicati durante la notte dall’autorità elettorale. Il nuovo presidente sarà eletto per poco più di un anno, fino a maggio 2025, periodo corrispondente alla teorica fine del mandato di Lasso. Il presidente conservatore uscente è accusato di presunta appropriazione indebita nella gestione della società pubblica Flopec (Flota Petrolera Ecuatoriana) attraverso contratti firmati tra il 2018 e il 2020 con il gruppo internazionale Amazonas Tanker, coinvolgendo interessi russi. Gli ecuadoriani sceglieranno anche i deputati al Congresso, attualmente dominato dalle opposizioni di sinistra, che avranno anche loro un mandato abbreviato per arrivare alla fine della legislatura in corso. Negli ultimi anni l’Ecuador, 18 milioni di abitanti, è stato contaminato dal traffico di cocaina proveniente dai vicini Colombia e Perù, al punto di minacciare la stabilità delle istituzioni. Dopo l’assassinio di Villavicencio, il presidente Lasso ha dichiarato uno stato di emergenza di 60 giorni per garantire lo svolgimento delle elezioni.

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