Ritornano alla ‘base’, cioé nella sede della Lega Nord in via Bellerio a Milano, dieci lingotti d’oro e undici diamanti, parte del presunto investimento ‘fantasioso’ che sarebbe stato messo a punto dall’ex tesoriere Francesco Belsito, indagato per appropriazione indebita e truffa nell’inchiesta milanese sulle distrazioni dei fondi del Carroccio, utilizzati, secondo l’accusa, anche per le spese personali di Umberto Bossi e dei suoi familiari.

Oggi, infatti, l’ex amministratore del partito, su consiglio del suo legale, l’avvocato genovese Paolo Scovazzi, ha consegnato ad un autista del movimento i preziosi che aveva, e a cui gli inquirenti stavano dando la caccia, e un’auto, l’Audi A6 che il figlio di Umberto, Renzo Bossi, avrebbe utilizzato, stando alle carte dell’inchiesta, per un periodo e poi restituito allo stesso Belsito. L’autista a bordo della macchina del Trota ha viaggiato da Genova in direzione via Bellerio, trasportando il ricco carico: lingotti d’oro per un valore di circa 200 mila euro e diamanti per 100 mila euro che sono rientrati dunque nella disponibilità del Carroccio. Mancano ‘all’appellò, invece, altri 300 mila euro di diamanti. Secondo i documenti acquisiti dalla Gdf di Milano, su ordine dell’ aggiunto Alfredo Robledo e dei pm Roberto Pellicano e Paolo Filippini, i destinatari di quella parte di preziosi, comprata sempre con i soldi del partito e non ancora rintracciata, sarebbero stati il vicepresidente del Senato Rosi Mauro e il senatore Piergiorgio Stiffoni. Cosa che i due hanno smentito categoricamente, tanto che oggi il legale di Stiffoni si è presentato al quarto piano del Palazzo di Giustizia pare per una richiesta di convocazione in quanto il parlamentare già ieri aveva annunciato di aver intenzione di chiarire tutto davanti ai magistrati. Intanto, Belsito, da quanto si è saputo, attraverso il suo difensore, ha fatto sapere agli inquirenti che lingotti e diamanti sono stati comprati coi fondi della Lega e che dunque appartengono al movimento. Per questo ha spiegato di averli restituiti al ‘proprietario’, senza però chiarire agli investigatori, che da giorni li stavano cercando, dove li ‘nascondesse’. Le indagini dovranno accertare se anche questo ‘capitolo’ rientra tra gli episodi di sottrazione di denaro del Carroccio, e dunque se si tratti di un’appropriazione indebita, come i circa 6 milioni di euro investiti a Cipro e in Tanzania. Tutto questo mentre nel pomeriggio si è tenuta una riunione operativa tra pm e Fiamme Gialle per fare il punto della situazione su tutto il materiale sequestrato e acquisito in due settimane. Tra cui anche le carte fornite dal Sinpa, il Sindacato Padano fondato da Rosi Mauro, che pare avesse una contabilità ‘minima’: solo la registrazione di poche spese per l’affitto di qualche sede minore, un numero irrisorio di ricevute e nessuna traccia documentale di quei 200-300 mila euro all’anno girati da via Bellerio e di cui si parla invece nelle intercettazioni. Da quanto si è saputo, infine, i pm – che stanno ‘passo passo’ trovando riscontri a tutti quei dialoghi telefonici intercettati tra Belsito e la responsabile amministrativa Nadia Dagrada – hanno intenzione di scavare anche nei resoconti contabili delle società legate al Carroccio, come la Pontida Fin srl, che gestisce il patrimonio immobiliare del partito, e quella a cui fanno riferimento invece le testate ‘padane’.

 

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