Beni di presunta provenienza illecita, per un valore complessivo di circa 2 mln, sono stati sequestrati dalla Dia di Caltanissetta a Giuseppe Trubia, 41 anni, di Gela (Cl), ritenuto ‘in stretto rapporto di fiducia’ con esponenti delle famiglie gelesi delle organizzazioni criminali ‘Stidda’ e ‘Cosa nostra’.
Il provvedimento e’ stato emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale nisseno, su richiesta del procuratore della Repubblica, Sergio Lari, e dell’aggiunto Domenico Gozzo. I sigilli sono stati apposti alla sua quota societaria del 50 per cento della Itc srl, edile affidataria di opere pubbliche; a un’azienda agricola per la coltivazione di cereali, intestata a suo nome; a due terreni, la meta’ di tre aree agricole a sua disposizione; a quattro fabbricati, ma anche a 14 conti correnti bancari e a quattro polizze assicurative. Le indagini della Dia hanno permesso di accertare a carico di Trubia ”la sua fattiva disponibilita’, vicinanza e contiguita’ rispetto ai predetti sodalizi criminali, manifestata attraverso il reinvestimento di profitti illeciti della ‘Stidda’, il finanziamento di latitanti appartenenti a ‘Cosa nostra’, l’ottenimento di commesse e appalti a favore delle proprie imprese”. Gli intermediari fra Trubia e le cosche sarebbero stati due suoi parenti: lo zio, Francesco Morteo, e il cognato, Pietro La Cognata, considerati pezzi da 90 delle famiglie ‘stiddare’ Cavallo-Paolello. Le indagini patrimoniali hanno messo in luce la sproporzione tra i redditi dichiarati e quelli acquistati da Giuseppe Trubia, che e’ sospettato di essere inserito organicamente nella ‘Stidda’, pur essendo stato recentemente assolto dall’accusa di intestazione fittizia dei beni.